Per creare
le premesse per
un grande futuro, occorrerà tuttavia superare passaggi che
potrebbero
essere pericolosi, come ad esempio le elezioni
presidenziali
francesi.
|
|
La partenza di gennaio è stata incoraggiante, linizio
primaverile promette bene: anche se solo in estate inoltrata o in
autunno potrà arrivare la certezza o meno che il 2007 sarà
per lEuropa lanno del grande rilancio. Mentre scriviamo,
in piena e festosa celebrazione del cinquantesimo dei Trattati di
Roma e della nascita del Mercato Comune (25 marzo 1957), le probabilità
di successo sono, sulla carta, notevoli. Ma poiché nascondersi
difficoltà e rischi sarebbe irrealistico, la Commissione
europea ha fatto entrare in campo il Settimo Cavalleggeri dellUnione,
vale a dire lEuropa utile, quella che, come noi da qualche
anno segnaliamo su queste pagine, ha lavorato molto e bene per migliorare
le condizioni di vita dei cittadini e continua a farlo.
Per favorire il successo del suo intervento, questEuropa è
stata anzitutto ufficialmente e solennemente dotata di un nuovo
nome. Da dicembre si chiama anche Europa dei risultati
e da allora per decisione della Commissione europea
ha il ruolo di principale cavallo di battaglia nellattacco
scatenato dalle istituzioni dellUnione contro il muro dei
dubbi e dei pessimismi davanti al quale lintegrazione europea
è bloccata da due anni, dal fatale 2005 degli infausti referendum
contro la Costituzione svoltisi in Francia e in Olanda.
È stata una scelta opportuna? E potrà sensibilmente
contribuire a liberare dalle ruggini del 2005 la macchina dellEuropa
politica? La Commissione europea lo spera. E lo sperano molti europeisti,
prendendo tra laltro nota del fatto che questa enfatizzazione
del ruolo dellEuropa dei Risultati, o Europa utile, come noi
preferiamo continuare a chiamarla, avviene mentre anche la ripresa
del processo dintegrazione politica è incoraggiata
da una ricca serie di fatti nuovi.

Il primo gennaio Bulgaria e Romania sono entrate nellUnione,
la famiglia comunitaria è passata da 25 a 27 membri, la sua
popolazione è cresciuta da 453 milioni a 483 milioni di abitanti,
lampiezza del suo territorio ha raggiunto i 3 milioni 970
mila 500 chilometri quadrati, 368 mila 500 in più rispetto
al 2006. Con lultimo allargamento (il settimo dalla firma
dei Trattati di Roma e la nascita del Mercato Comune) lEuropa
di cui facciamo parte è diventata il più grande spazio
economico del mondo; e quello dove, da oltre sessantanni,
non si combattono più guerre; e quello dove, da ormai poco
meno di ventanni, sulle macerie di una barriera che fu politica,
economica, anche militare la cosiddetta Cortina di Ferro
popoli dominati per decenni da regimi politici nemici hanno
fondato un patto di collaborazione e di amicizia. Aggiungiamo che
il primo gennaio la cosiddetta Eurolandia, cioè la zona euro,
si è arricchita di un nuovo membro, la Slovenia, e che alla
fine del 2006 leconomia europea ha potuto annunciare una contenuta
ma apprezzabile ripresa, con la conseguenza tra laltro di
far uscire dal libro dei sogni la strategia di Lisbona,
soprattutto la parte che riguarda limpegno a creare un buon
numero di nuovi posti di lavoro.
Ed ecco come e perché la cancelliera tedesca Angela Merkel,
presidente di turno dellUnione per il primo semestre del 2007,
ha potuto vantare di avere qualcosa di sostanzioso in mano mentre,
nel clima solenne dei vertici del cinquantenario dei Trattati di
Roma, lanciava il suo appello per una sollecita ripresa del processo
di ratifica del progetto di Costituzione, approvato ormai (dopo
il sì della Finlandia, della Bulgaria e della Romania) da
18 dei 27 Paesi.
Dunque, anche per lEuropa politica i primi mesi di questanno
sono stati positivi. Per ottenere che lo siano anche i mesi successivi
e per consegnare alla storia il 2007 non solo come lanno in
cui si è celebrato un grande passato, ma si sono create le
premesse per un grande futuro, occorrerà tuttavia superare
passaggi che potrebbero essere pericolosi. Ad esempio, le prossime
elezioni presidenziali francesi, da cui potrebbe uscire la spinta
ad annullare il disastroso no del 2005 alla Costituzione, oppure
a confermarlo, nelluno e nellaltro caso influenzando
le decisioni di una parte almeno degli altri otto Paesi oggi contrari
o incerti.

È per evitare questo rischio, o per ridurlo al minimo, che
la Commissione europea e gli europeisti si sono impegnati per sollecitare
una grande spinta popolare per il rilancio dellintegrazione,
ricorrendo alla mozione degli affetti suscitata dalle celebrazioni
del cinquantenario e, più ancora, alla prova provata dellutilità
dellEuropa per i cittadini, cioè alla messa in vetrina,
e con una visibilità, anzi unenfasi, mai avutesi in
cinquantanni, dei vantaggi che il popolo dellUnione
ha ottenuto e continua a ottenere dalla costruzione di una sempre
più grande casa europea.
È una vetrina che è ricchissima e che si può
permettere il lusso di continui aggiornamenti. In dicembre la Commissione
europea, con il suggestivo titolo LEuropa per voi,
ha pubblicato e diffuso un elenco di dieci azioni a
favore dei cittadini realizzate dallUnione nel 2006. Sono
azioni che determinano o determineranno presto cambiamenti radicali:
come Galileo, il satellite sperimentale europeo che
ha emesso i primi segnali lanno scorso e diventerà
operativo nel 2008, quando fornirà assistenza di navigazione
al traffico terrestre, marittimo e aereo di tutto il mondo.
Sono azioni mirate a rendere più efficienti e agili tutta
una serie di iniziative economiche e sociali: come quelle riguardanti
i settori dei servizi, dove grazie a norme che sono state varate
nel 2006 ed entreranno in vigore nel corso di questanno si
creeranno 600 mila nuovi posti di lavoro. Sono azioni che, come
altre già portate a termine in passato, tutelano la salute
e la sicurezza dei cittadini, ad esempio segnalando (con il sistema
Reach) le proprietà pericolose di 30 mila sostanze
chimiche e i modi per difendersi da esse, oppure imponendo lassoluta
veridicità delle attestazioni che sulle etichette o sugli
imballaggi di prodotti alimentari promettono qualità, perfino
ipotetiche difese contro alcune malattie.
Sono anche azioni che come avviene con la missione in Libano
contribuiscono a preservare la pace in nome e su mandato
dellEuropa; o che, come si verifica con il lavoro di Frontex,
la nuova agenzia europea che organizza la cooperazione nellambito
dei controlli frontalieri, operano per ridurre lemigrazione
clandestina, per salvare le vite dei disperati coinvolti nei naufragi
delle carrette del mare e per debellare la tratta internazionale
di esseri umani; o che, grazie a un progetto di legge in vigore
dal luglio di questanno, abbasseranno notevolmente, fino a
un massimo del 70 per cento, i costi delle chiamate roaming, cioè
fatte utilizzando il cellulare in un Paese dellUnione diverso
da quello di residenza.
Tutto questo è nel pacchetto di azioni 2006,
di cui fanno parte anche altri vantaggi che i cittadini hanno ricevuto
dallEuropa utile (ad esempio le misure per ridurre il peso
economico della Pac, la Politica Agricola Comune, che nel 70
assorbiva quasi due terzi del bilancio comunitario e oggi costa
la metà, il 37 per cento del totale, rendendo disponibili
investimenti sostanziosi per loccupazione, laiuto alle
zone disagiate e per altri importanti interventi). E il seguito,
il pacchetto 2007, ha già cominciato ad arrivare, facendosi
aprire la strada da un vero e proprio colosso dellEuropa utile.

Mentre infatti si annunciava luscita di un opuscolo in ventidue
lingue sulle azioni 2006, iniziavano, e in pompa magna,
le celebrazioni del ventesimo anniversario di Erasmus, «un
fattore chiave per dirla con le parole di Jan Figel, commissario
europeo per lIstruzione nelleuropeizzazione del
sistema dinsegnamento nellUnione». Nato nel 1987
Erasmus ha finora coinvolto 1 milione e mezzo di studenti (di cui
il sessanta per cento ragazze) e 20 mila 877 docenti in unesperienza
di studio e dinsegnamento in università di Paesi europei
diversi da quelli di normale residenza. Basato su borse di studio
(da tre mesi a un anno per i ragazzi, da una settimana a sei mesi
per i docenti), il programma partì a passo di lumaca e tra
molte diffidenze e resistenze. Il primo anno le adesioni di studenti
furono 3.244, le università coinvolte in tutta lUnione
poche decine. Ma poi Erasmus mise, si può dire, le ali ai
piedi. Le adesioni salirono presto a decine di migliaia, poi a centinaia
di migliaia, fino a toccare il risultato complessivo di 1 milione
e 500 mila (per i soli studenti) e a considerare realistico il raggiungimento
nel 2012 di 3 milioni di partecipanti, con un raddoppio dunque,
in cinque anni, delle adesioni messe insieme in un ventennio. Nel
frattempo, la collaborazione delle università dellUnione
che aderiscono al programma è arrivata al novanta per cento
del totale e i Paesi coinvolti sono saliti a 31, dato che ai 27
della famiglia comunitaria si sono aggiunti lIslanda, il Liechtenstein,
la Norvegia e la Turchia.
Tutto questo nonostante che, per i giovani provenienti dalle classi
meno abbienti, lesperienza di Erasmus sia stata tuttaltro
che un periodo di piacevole alternativa alle abitudini di studio
e di vita di casa propria. A tutti è stato richiesto un rapido,
talvolta brusco adattamento ad ambienti, compagnie, metodi distruzione
diversi oltre che allesigenza di comunicare in una lingua
che era familiare solo per una ristretta minoranza. Moltissimi degli
studenti e delle loro famiglie hanno affrontato pesanti sacrifici
economici a causa dellesiguità delle borse di studio,
tema su cui, con grande franchezza, ha recentemente richiamato lattenzione
lo stesso commissario europeo per lIstruzione, Jan Figel,
dal quale è partito un appassionato appello affinché
gli importi vengano rivalutati in modo apprezzabile.
Ci auguriamo che lEuropa utile, con il sostegno dei governi
dei Paesi membri, possa trovare la soluzione per questo problema
e magari faccia in tempo a inserirla nel bilancio 2007 delle sue
azioni a favore dei cittadini. In attesa che ciò
avvenga, molti giovani di Erasmus si compensano, si può dire,
da soli. Da uninchiesta della Commissione risulta infatti
che una notevole percentuale dei partecipanti al programma ha maggiori
possibilità rispetto ai loro coetanei di trovare
una buona e ben retribuita occupazione dopo la laurea. E anche questo
è un elemento, certo non secondario, del successo di Erasmus,
unazione europea che festeggia i suoi primi ventanni
dando un bel contributo allesito positivo della campagna in
corso per ottenere il sostegno popolare alloffensiva per rimuovere
gli ancora consistenti ostacoli lasciati sulla strada dellintegrazione
europea dai referendum di due anni fa.
«LEuropa si sta riconnettendo con i cittadini»,
ha trionfalmente annunciato Margot Wallström, vice presidente
della Commissione europea nel corso della presentazione dei successi
2006 firmati Ue. Ed è vero. La riconnessione è tuttavia
da completare, e per farlo altri successi saranno indispensabili.
Come sarà indispensabile farli conoscere al maggior numero
possibile di cittadini. Per questo motivo in noi, e crediamo in
molti altri, provoca grande stupore e non poca amarezza lannuncio
della prossima chiusura del Cide, il Centro Nazionale dInformazione
e Documentazione Europea, che in sei anni di vita (iniziò
la sua attività nel marzo 2001) ha fornito informazioni e
documentazioni utili sul funzionamento e sulle politiche dellUnione
europea a 1 milione e 300 mila cittadini, ha collaborato con 630
enti, ha organizzato 24 corsi di formazione e decine di convegni,
ha pubblicato libri, ha aperto, nella sua sede di via IV Novembre,
a Roma, una biblioteca che è la seconda in Italia per livello
di varietà e aggiornamento di monografie specializzate dedicate
esclusivamente ai temi del diritto, della politica e delleconomia
dellUnione europea, con un catalogo elettronico on line appena
trasformato in unOpen Search Library.
La chiusura del Cide per tutti coloro che per ragioni di lavoro
o di studio sul complicatissimo tema Europa hanno bisogno di continui
aggiornamenti, chiarimenti e approfondimenti significherebbe
lo possiamo dire per esperienza diretta la perdita di un
difficilmente sostituibile punto di riferimento, tra laltro
aumentando per noi e per chi ci legge il rischio di fornire o ricevere
errori, imprecisioni, omissioni. Eppure sembra che stia per avvenire.
|