Occorre uno sforzo simile a quello che negli
anni Ottanta portò il Paese, con decisioni sofferte ma lungimiranti,
a infrangere la
rigida spirale dei prezzi e dei salari.
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Leconomia italiana continua a trarre vantaggio dal buon andamento
del ciclo europeo e mondiale, benché il suo tasso di crescita
resti inferiore alla media europea. Nel 2006 laumento del
prodotto è stato poco inferiore al 2 per cento. Dal punto
di vista congiunturale il miglioramento rispetto agli anni precedenti
è evidente.
Ma non basta: è necessario che alla crescita, finora per
lo più indotta dal buon andamento delle economie europee
e di quella tedesca in particolare, si sostituisca via via una crescita
interna. Ciò richiede che si avvii un processo di aumento
duraturo della produttività totale dei fattori, che ristagna
dalla metà degli anni Novanta. Occorre liberare le risorse
materiali e soprattutto di capitale umano, in particolare quelle
dei giovani, di cui il nostro Paese dispone in abbondanza. Emergono
segnali positivi soprattutto nelle imprese più esposte alla
concorrenza internazionale, ma è ancora difficile discernere
con sicurezza leffetto di cambiamenti di natura strutturale
da quello dei fattori abitualmente osservati nelle fasi di ripresa
del ciclo.

Numerosi contratti di lavoro sono già scaduti o scadranno
entro la fine dellanno. Lauspicio è che lazione
delle parti sociali conduca a una ripresa della produttività,
alla crescita delloccupazione. Vanno confermate e rafforzate
le politiche di promozione della concorrenza negli ambiti in cui
essa è ancora insufficiente. Gli strumenti vanno attentamente
considerati: liberalizzare significa affidare la difesa del consumatore,
finché possibile, alloperare della trasparenza e della
concorrenza e alla tutela delle autorità competenti. Lagenda
delle riforme strutturali è ancora ricca; vi tornerò
in altra sede. Qui basti notare che esse sono più agevoli
quando la congiuntura è positiva: loccasione va colta
appieno.
La ripresa crea condizioni favorevoli anche per proseguire nel risanamento
della finanza pubblica. Questa ha beneficiato nel 2006 di una dinamica
delle entrate superiore alle attese, determinata in parte dal buon
andamento delleconomia. Si deve resistere alla tentazione
di spendere con leggerezza linatteso aumento del gettito fiscale.
Il debito pubblico, frutto cumulato di scelte improvvide compiute
in passato, anche in anni lontani, resta molto ampio: è il
maggiore in Europa in rapporto al Prodotto interno lordo. I bassi
tassi di interesse che hanno prevalso dallintroduzione delleuro
hanno attenuato la percezione dellonere che esso rappresenta
per noi e per le generazioni future. La sua dimensione rende molto
costoso per i conti pubblici ogni incremento nei rendimenti dei
titoli di Stato; ostacola linvestimento e la riqualificazione
della spesa pubblica; riduce i margini di manovra della politica
di bilancio. Un abbattimento del debito nel prossimo decennio, periodo
ancora relativamente favorevole sotto il profilo demografico, consentirebbe
di affrontare in modo più graduale i costi dellinvecchiamento
e di ripartirli in modo più equo.
Il debito pubblico può essere ridotto significativamente
in tempi brevi. Si deve puntare a un bilancio strutturalmente in
pareggio. Alla fine degli anni Novanta il rapporto fra il reddito
e il Prodotto interno lordo era uguale in Italia e in Belgio, al
114 per cento. In Belgio il sostanziale pareggio del bilancio e
una crescita maggiore di quella italiana di circa sei punti nel
periodo considerato hanno permesso di ricondurre il rapporto fra
debito e Pil al di sotto del 90 per cento nel 2006. In Italia è
oggi al 107 per cento. Questanno lincidenza della spesa
per interessi sul Pil risulterà in Belgio inferiore a quella
italiana di circa un punto percentuale. Una riduzione stabile del
rapporto fra debito e Prodotto interno lordo richiede due condizioni:
crescita e riduzione della spesa.

Il livello dellimposizione tributaria in Italia è
elevato. Penalizza le imprese e le famiglie che compiono il proprio
dovere fiscale. In prospettiva, esso va moderato. I frutti della
lotta allevasione devono trovare compensazione nella riduzione
delle aliquote. Si può stimare che nel 2006 le entrate delle
amministrazioni pubbliche siano cresciute di circa un punto percentuale
del Pil; aumenteranno ancora, secondo le previsioni, nel 2007. Uno
stabile riequilibrio dei conti pubblici richiede interventi strutturali
che contengano la dinamica degli esborsi nei grandi settori della
spesa corrente al di sotto della crescita potenziale delleconomia.
In rapporto al prodotto, la spesa primaria corrente ha raggiunto
nel 2005 il livello massimo registrato nel dopoguerra; nel 2006,
stando alle informazioni disponibili, è rimasta prossima
a tale livello.
Nel campo della previdenza è necessario assicurare al tempo
stesso una pressione contributiva non eccessiva, lequilibrio
finanziario del sistema, lerogazione di pensioni di importo
adeguato. In Italia il tasso di occupazione nella fascia di età
tra i 55 e i 64 anni supera di poco il 31 per cento: oltre dieci
punti in meno rispetto alla media dellUnione europea; quasi
venti punti al di sotto dellobiettivo condiviso dallItalia
e stabilito nel 2000 dal Consiglio europeo di Lisbona per il 2010.
Occorre uno sforzo di consapevolezza collettiva, simile a quello
che alla metà degli anni Ottanta e successivamente con gli
accordi del 1992-93 portò il Paese, con decisioni sofferte
ma lungimiranti sulla scala mobile, a infrangere la rigida spirale
dei prezzi e dei salari.
Grazie ai prezzi e alla qualità dei propri servizi, Borsa
Italiana dispone di un importante strumento competitivo; può
inoltre ancora beneficiare dei vantaggi informativi legati alla
consuetudine comune a tutte le piazze finanziarie, di accentrare
la negoziazione dei titoli, soprattutto azionari, sui mercati nazionali.
Non potranno però non avvertirsi gli stimoli della crescente
competizione. Alla lunga, le forti esternalità di rete e
le economie di scala che caratterizzano i mercati finanziari, la
fisiologica attrazione della liquidità verso i mercati di
maggiore spessore rischiano di marginalizzare le strutture che restino
isolate: così è avvenuto in Italia per le Borse regionali.
Il mancato sfruttamento di economie di scala può indebolire,
in prospettiva, la stessa competitività dei prezzi praticati
dalla Borsa italiana.
In altri Paesi i fondi pensione contribuiscono, insieme ad altri
investitori istituzionali, allefficienza e alla liquidità
dei mercati finanziari; stimolano linnovazione e la concorrenza
tra gli intermediari; aumentano le risorse disponibili alle imprese
sotto forma di capitale di rischio e di prestiti obbligazionari;
esercitano un vaglio continuo sulle strategie delle aziende quotate,
con riflessi positivi sul grado di trasparenza e sulla qualità
del governo societario. In Italia, il loro scarso sviluppo costituisce
un fattore di ritardo nella crescita del sistema finanziario e nella
ristrutturazione di quello produttivo. Lanticipo allanno
in corso dellentrata in vigore della nuova normativa previdenziale
è un passo nella direzione giusta.
Limpiego del Tfr nella previdenza complementare può
comportare benefìci considerevoli per i lavoratori. Il raggiungimento
di pensioni adeguate richiede unaccumulazione su un ampio
orizzonte temporale. Sono possibili, sui mercati finanziari, strategie
di investimento che consentono di ottenere, con rischi contenuti,
rendimenti reali in linea o superiori a quelli garantiti dalla rivalutazione
del Tfr. Su orizzonti temporali estesi, rendimenti più elevati
possono essere ottenuti attraverso linvestimento in titoli
azionari, anche se a costo di rischi aggiuntivi.
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