La lezione
delleuro è che
uno speciale misto di visione e di
convenienza può essere lanima della grande
politica.
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La misurazione del gradimento/non-gradimento della moneta unica
europea rileva che il 48 per cento dei cittadini del Vecchio Continente
è complessivamente soddisfatto delleuro, contro un
38 per cento sfavorevole; ma rileva anche che quella maggioranza
si va progressivamente sfaldando.
Il primato degli scontenti, in modo particolare, spetta allItalia
(con un 48 per cento di nemici delleuro), seguita
dalla Grecia (46 per cento) e dallOlanda (43 per cento), mentre
secondo un sondaggio dellIstituto Tns Sofres i
francesi che giudicano leuro come una cattiva cosa
sarebbero saliti dal 45 al 52 per cento in tre anni, ponendosi dunque
alla testa dei contestatori della divisa europea.
Eppure, cè stata una notizia a suo modo storica:
mercoledì 27 dicembre 2006 per la prima volta il valore delle
banconote in euro in circolazione ha superato quello dei biglietti
in dollari. Ebbene: soltanto cinque anni prima, a cavallo tra il
2001 e il 2002, nei giorni in cui nasceva con unoperazione
di straordinaria complessità organizzativa e in un clima
di sorpresa popolare, almeno due comitati demergenza si riunivano
quotidianamente nella zona più riservata dei grattacieli
di Francoforte per seguire passo dopo passo, minuto dopo minuto,
lintroduzione della nuova moneta con un inconfessabile pensiero:
che cosa fare, se loperazione avesse potuto da un momento
allaltro fallire?

Sulla Kaiserstrasse, dentro la sede della Banca centrale europea,
erano pronti alcuni contingency plans che sarebbero
dovuti intervenire nei sistemi dei pagamenti, e a pochi chilometri
di distanza, ai confini della città, una stanza demergenza
quasi identica veniva animata dai dirigenti e dai tecnici della
Bundesbank, fino ad allora considerata una sorta di madre donatrice
della nuova Bce. In collegamento con le altre Banche centrali, tutte
le statistiche venivano incrociate per cogliere eventuali anomalie.
Quelle che ci furono, (solo un paio significative), vennero risolte
con interventi tecnici nel giro di ventiquattrore. La stampa
dellepoca non ne riportava traccia.
Ma un allarme più profondo e meno tecnico sulla sopravvivenza
economica e politica delleuro non sembra essere mai scomparso
nel Sistema europeo delle Banche centrali. Avrebbe resistito la
moneta unica alle divergenze strutturali dei Paesi che partecipavano
allunione monetaria? Qualche Paese primo sospetto lItalia
avrebbe perso il passo e si sarebbe dovuto staccare, mandando
in baracca lintera costruzione? La debolezza delleconomia
europea, superata da quella americana, avrebbe tolto attrattiva
e convenienza alleuro fino a farlo abbandonare?
Non si spiegava altrimenti lostinazione con cui le Banche
centrali nazionali continuavano a trattenere nelle proprie casseforti
quantità esorbitanti di riserve valutarie, la cui utilità
era giustificata solo dallipotesi di un clamoroso collasso
della moneta unica. I dati disponibili confermano che lo stato ufficiale
delle riserve valutarie delle Banche centrali nazionali dellEurosistema
è pari a 325,5 miliardi di euro, cui vanno aggiunti una quarantina
direttamente a disposizione della Banca di Francoforte.
Sembra un paradosso, ma le riserve valutarie della zona euro sono
aumentate del 15 per cento solo negli ultimi due anni. Già
nel settembre del 1998 Romano Prodi, nellultimo periodo del
suo primo governo, aveva lanciato la proposta di utilizzare le riserve
nazionali, ritenute ormai inutili, per un piano di rilancio delle
infrastrutture e delleconomia europea. La proposta, che tenne
banco per giorni in tutte le Cancellerie europee, cadde progressivamente
nel silenzio. E ogni volta che venne risollevata trovò lopposizione
dei banchieri centrali.

A cinque anni di distanza i dubbi sulla tenuta delleuro appaiono
assurdi. È vero che leconomia europea è stata
a lungo molto più debole di quella americana, ma da alcuni
mesi è tornata a crescere persino più velocemente
di quella Usa. È vero che anche per lItalia si parlava
solo un anno fa, a Davos, di rischio Argentina e che
Portogallo e Spagna sono tuttora in condizioni di ritardo e debolezza
strutturale rispetto al resto dellEurozona.
Ma proprio lItalia sta dimostrando la volontà di riportare
ordine nei conti pubblici nonostante le difficoltà politiche.
In questo momento, con il dollaro che si deprezza mese dopo mese
contro leuro, tanto che il valore delle eurobanconote in circolazione
ha superato quello dei dollari, lunico sentimento in grado
di descrivere il bilancio dei primi cinque anni delleuro a
Bruxelles e a Francoforte è di soddisfazione.
La quota delleuro nelle riserve ufficiali globali è
rimasta inalterata negli ultimi anni: era il 18 per cento nel 99
(equivalenti alle riserve in marchi), per salire al 25 per cento
nel 2003 e lì restare stabilmente. «Dalla dracma del
periodo ellenistico, al fiorino dellImpero commerciale olandese,
alla sterlina del Commonwealth, fino al dollaro ha chiarito
la Bce luso internazionale di una moneta è sempre
andato di pari passo con il suo ruolo nel commercio. Poiché
lEuropa è larea più importante nel commercio
mondiale, non sorprende limportanza delleuro».
I dati del Sistema europeo mostrano che la maggior parte dei Paesi
delleuro commercia anche con Paesi terzi principalmente in
euro. Testimonianze di una crescente preferenza della moneta unica
europea a fini turistici sono comuni in tutto lEst, da Zagabria
a Vladivostock.
Dato che, in volume, il commercio di materie prime è ancora
prevalentemente in dollari, e che quindi è su tale valuta
che si devono compensare gli squilibri delle bilance dei pagamenti,
leuro è ancora molto lontano dal poter diventare la
prima valuta di riserva del sistema monetario globale.
Tuttavia lannuncio da parte di Cina, Svizzera, Russia e Italia
di voler diversificare significativamente le proprie riserve in
dollari (i primi tre con acquisti di euro) una pratica già
massicciamente attuata dai Paesi del Golfo produttori di petrolio,
e in particolare dagli Emirati ha spostato lattenzione
sulla moneta europea come simbolo di un ruolo diplomatico in
stile svizzero grazie a una politica estera europea più
cauta e stabile di quella degli Stati Uniti.
Dal 2001 le riserve globali sono aumentate, secondo il Fondo monetario,
da 2.000 a 4.700 miliardi di dollari, due terzi dei quali fanno
capo a Paesi in grado di modificare gli scenari diplomatici: Cina,
Taiwan, Giappone, Corea del Sud, Russia e Singapore. Senza i loro
acquisti di titoli del Tesoro americano, gli Stati Uniti finirebbero
in recessione. La Cina, in particolare, dispone del 22 per cento
delle riserve mondiali (per il 70 per cento in dollari) e grazie
ad esse è in grado di respingere le pressioni Usa per la
rivalutazione del reminbi. Un particolare segno di debolezza
ha coinciso con le difficoltà politiche del presidente Bush.
A fine novembre 2006, poco dopo la sconfitta dei repubblicani alle
elezioni di medio termine, per la prima volta il dollaro ha infranto
la soglia di 1,30 contro leuro, sotto la quale era rimasto
per gli ultimi sei mesi, poco sotto il minimo storico di 1,35 toccato
nel 2004. Da allora, però, la Federal Reserve ha aumentato
i tassi americani di 425 punti base in due anni, portandoli al 5,25
per cento, con un differenziale nominale pari a 175 punti base sui
tassi euro.
Una caduta del dollaro non è però una buona notizia
per lEuropa. Anni fa si calcolava che un deprezzamento del
10 per cento della divisa americana togliesse un punto di crescita
al Prodotto interno lordo tedesco ed europeo. Oggi le conseguenze
potrebbero essere molto più attenuate. Il legame tra la forza
delleuro e il ruolo politico dellEuropa non può
dunque essere sottovalutato.
Così giunge come una coincidenza favorevole che nello stesso
anno la celebrazione del lustro valutario si accompagni con quella
del 50° anniversario del Trattato di Roma, da cui scaturì
la Comunità, e poi lUnione europea.
Un astrologo parlerebbe di un raro allineamento di stelle in cui
tutto sembra coerente: la crescente forza delleconomia, laffermazione
internazionale delleuro, la volontà di rivitalizzare
lintegrazione politica, la presenza di leader politici filo-europei
nella maggior parte dei Paesi del Vecchio Continente. La forza delleuro
potrebbe essere il simbolo di unopportunità politica
per lEuropa.
Uno scenario irrealistico? Sarà finalmente loccasione
per mobilitare le riserve valutarie europee a favore dello sviluppo
economico? In fondo, la lezione delleuro è che uno
speciale misto di visione e di convenienza può essere lanima
della grande politica.
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