Il disagio a Sud è tale che in Sicilia
la metà delle
famiglie non riesce a sostenere una media spesa
imprevista, non programmata
nel medio-lungo periodo.
|
|
La famiglia italiana arranca e fatica ad arrivare a fine mese.
Il 50 per cento ha registrato lo scorso anno un reddito netto mensile
inferiore a 1.863 euro. Più della metà delle famiglie,
esattamente il 62,3 per cento, guadagna meno di 2.340 euro, mentre
il 30 per cento circa si trova in grosse difficoltà se deve
affrontare una spesa imprevista.
Il 14,7 per cento (che sale al 23,5 nel caso di nuclei con tre o
più figli) arriva a fine mese con molte difficoltà.
E, ancora una volta, emerge il drammatico divario di reddito tra
il Nord e il Sud: una famiglia con cinque componenti nell’Italia
settentrionale “vale” 56 mila euro, che precipitano a
32 mila nell’Italia meridionale.
L’indagine Istat, la prima realizzata in armonia con Eurostat,
non tiene conto degli affitti incassati (di quelli pagati sì)
e si basa su un campione di 22 mila famiglie per un totale di 56
mila individui. Ma già prima, tuttavia, l’Istat aveva
realizzato un Rapporto per analizzare il credito al consumo, rilevando
che il 14,4 per cento dei nuclei familiari aveva dei problemi a
pagare le rate del mutuo o dei prestiti bancari. Entro la fine della
primavera saranno disponibili anche i dati degli altri ventiquattro
Paesi dell’Unione e sarà così possibile fare
un confronto per monitorare gli obiettivi di Lisbona.

Secondo i ricercatori, le famiglie in cui il lavoro autonomo costituisce
il reddito principale sono più ricche: nel 2004 hanno guadagnato
in media 36 mila euro, rispetto ai 31.600 dei dipendenti. Una cifra
che si abbassa a 1.027 euro al mese nel caso di famiglie con anziani
soli.
L’Istat ha radiografato una situazione di reddito che cresce
vistosamente in proporzione al numero dei componenti il nucleo familiare:
una coppia sola in media guadagna 26 mila euro, che salgono a 42
mila in presenza di tre figli. Con figli minori il reddito risulta
più basso. Questo vuol dire – commentano i ricercatori
– che «nelle coppie con figli maggiorenni più
della metà contribuisce con proprie entrate al bilancio familiare».
Per la prima volta, l’Istat fa emergere un dato estremamente
significativo, che farà senz’altro riflettere i nostri
legislatori: non c’è soltanto la differenza di redditi
tra Nord e Sud, ma è preoccupante la maggiore disuguaglianza
tra le famiglie ricche e quelle povere dell’Italia meridionale
in genere. Nel Friuli-Venezia Giulia, per esempio, l’indice
di disuguaglianza tra famiglie è pari a 0,272, che sale a
0,353 in Sicilia.
L’Istat ha rilevato non soltanto il reddito (riferito al 2004),
ma anche i problemi derivanti dalla situazione familiare, questa
volta riferiti a fine 2005. Si scopre in questo modo che nel corso
dell’anno il 9 per cento delle famiglie si è trovato
in arretrato con il pagamento delle bollette, il 5,8 per cento non
ha avuto i soldi per comprare il cibo necessario e il 12 per cento
per acquistare medicinali, e il 17,8 per cento per l’abbigliamento.
Al Sud il disagio cresce a un punto tale, che in Sicilia il 50,5
per cento delle famiglie non riesce a sostenere una media spesa
imprevista, (600 euro), non programmata nel medio-lungo periodo.
La tipologia familiare che presenta minori segnali di disagio economico
è quella delle coppie senza figli: soltanto il 9,8 per cento,
infatti, dichiara di avere problemi ad arrivare alla fine del mese.

Generalmente preoccupate le reazioni a questi dati. Secondo alcuni
responsabili, il Paese chiede una svolta nelle politiche del reddito
per innalzarne il potere d’acquisto; altri aggiungono che l’Italia
dovrebbe seguire l’esempio degli Stati Uniti, dove le politiche
familiari sono al centro dei programmi di tutti i candidati alla
Casa Bianca. Tra i suggerimenti più pressanti: l’aumento
delle misure di sostegno alla famiglia; la riduzione delle tariffe;
il contenimento della crescita dei prezzi.
|