La Finanziaria, malgrado sia
riuscita a contenere il disavanzo
pubblico, ha
sollevato più
critiche che
consensi e quella del governo
precedente finì per creare ingenti debiti sommersi.
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Lultima Finanziaria potrebbe essere stata veramente lultima
della sua specie. Infatti, per evitare gli esiti infelici di una
legge con un unico articolo e con migliaia di commi, e non solo
questi (si pensi alla modalità del dibattito e alla confusione
generata nei cittadini), il governo e il Parlamento si apprestano
a cambiarne le procedure. Vale dunque la pena ricordare da dove
nasce lattuale impostazione della Legge Finanziaria e avanzare
qualche proposta che potrebbe aiutare ad alleviare il lavoro dellEsecutivo
e del legislatore.
Allo stato attuale, il tormentone inizia formalmente il 15 maggio
con il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria),
culmina con la presentazione in Parlamento della Legge Finanziaria
e della Rpp (Relazione revisionale e programmatica) il 30 settembre,
si dipana lungo tutto lultimo trimestre dellanno per
la discussione e approvazione parlamentari entro il 31 dicembre,
e si esaurisce, seppure soltanto formalmente, il 31 marzo dellanno
successivo con la presentazione della Relazione generale sulla situazione
economica del Paese.
Questo lungo percorso finisce per monopolizzare gran parte dellattività
legislativa in campo economico del Parlamento, genera tensioni sociali
e politiche, e produce risultati non certo esaltanti. Di fatto,
si finiscono per caricare sulla Legge Finanziaria tutte le aspettative
e si rischia di voler fare in una sola volta tutto quello che appare
necessario, con il risultato di scontentare la maggior parte del
Paese, proprio per cercare di accontentare tutti.
Di qui, il ripetersi dellassalto alla diligenza da parte di
tutte le lobby e di tutte le corporazioni, le critiche, i ripensamenti.
Lultima Finanziaria, malgrado sia riuscita a contenere il
disavanzo pubblico e a rilanciare il sistema infrastrutturale, ha
sollevato più critiche che consensi e quella del governo
precedente finì per creare ingenti debiti sommersi per non
scontentare lelettorato alla vigilia delle elezioni.

Daltronde, lattuale assetto è ancora figlio
del vecchio impianto della programmazione economica iniziato negli
anni Sessanta, con il Piano Quinquennale di Pieraccini, poi proseguito
con la programmazione annuale scorrevole di Ruffolo (primi anni
Settanta), e culminato con la Legge Finanziaria e la Relazione revisionale
e programmatica. Questo impianto, che ha svolto un suo ruolo nel
passato, si basa ancora sul presupposto che la politica di bilancio
dello Stato debba essere fatta essenzialmente per correggere landamento
spontaneo delleconomia nel breve termine e ottenere risultati
praticamente accettabili. Infatti, si parte a maggio con una previsione
tendenziale delleconomia per lanno successivo,
si ipotizzano certi interventi di natura fiscale e finanziaria,
e poi si produce uno scenario revisionale programmatico frutto della
combinazione degli andamenti congiunturali con lazione di
governo.
Ma le cose non stanno più in questi termini, specie dopo
ladesione alleuro. Non è più se
mai lo è stato il bilancio dello Stato che determina
landamento delleconomia nellanno successivo, ma
è piuttosto vero linverso: è landamento
delleconomia che influenza il bilancio pubblico, come abbiamo
visto a più riprese, perché genera aumenti o riduzioni
nel gettito fiscale, nella spesa per ammortizzatori sociali, e quantaltro.
Ciò non vuol dire che la finanza pubblica non abbia influenza
sullandamento delleconomia, ma questa influenza non
si avverte nel breve termine (lanno successivo), ma nel medio
e lungo termine, perché incide sui fattori strutturali della
crescita economica, attraverso la competitività delle imprese,
la disponibilità di infrastrutture, la qualità e la
certezza delle regole, la formazione del capitale umano, e così
via.
In queste condizioni, andrebbero aboliti tutti i documenti a carattere
revisionale (Dpef e Rpp), che potrebbero essere reperiti sul mercato
degli studi economici o forniti periodicamente dai diversi enti
o istituti di ricerca esistenti (sullesempio della Germania),
mentre la presentazione della Finanziaria andrebbe anticipata alla
fine di luglio per dare tempo al Parlamento di studiarla e di proporre
modifiche, utilizzando anche il periodo estivo. Il governo, poi,
dovrebbe recepire quelle modifiche emerse dal dibattito che ritiene
utili e sulle quali pensa di avere una maggioranza, per poi porre
a votazione lintero impianto modificato, senza più
possibilità di emendamenti. Lintera operazione potrebbe
concludersi in ottobre, occupando così un solo trimestre
dei lavori parlamentari. Dopo sei mesi, ossia nel successivo aprile,
si potrebbe fare un bilancio di assestamento per tenere conto del
reale andamento delleconomia.
Il governo avrebbe così il tempo, nel corso dellanno,
di varare tutti quei provvedimenti e riforme che fanno parte del
suo programma, senza dover aspettare la Finanziaria e senza caricarla
di atti e normative spesso improvvisati, che invece necessitano
di un maggiore spazio temporale per essere correttamente scritti
e coscientemente approvati. Per questo è urgente che si metta
mano subito a un nuovo impianto per la politica economica del Paese,
e fanno bene governo e Parlamento a volersene occupare in tempi
brevi.
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