La nuova sfida della cooperazione è creare
un terreno di confronto con
le aziende
capitalistiche,
in un mercato
seriamente
concorrenziale, ma anche a forte connotazione
sociale.
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Nel XXI secolo, di fronte ad un capitalismo accentratore di reddito,
di potere e di controllo della conoscenza, il movimento cooperativo,
nato essenzialmente dalla volontà di emancipazione delle
classi operaie, deve riformulare il ruolo imprenditoriale e sociale
assolto. Lobiettivo perseguito non è più solo
un vantaggio per i propri soci, bensì la competitività,
lefficienza e il pluralismo dellintero sistema economico
tramite lo sviluppo del reddito, delloccupazione e della solidarietà
(tre aspetti inscindibili del progresso di un Paese civile).
Nella loro prima essenza, le cooperative si costituiscono dallunione
degli sforzi economici e operativi di più soggetti finalizzata
alla realizzazione di un interesse condiviso o alla soddisfazione
di un medesimo bisogno, normalmente di natura economica. Lidentità
degli scopi perseguiti consente, infatti, a tali individui di riconoscersi
come categoria produttiva e di superare i limiti delle azioni singole,
normalmente inefficaci anche a causa della maggiore complessità
del contesto di riferimento: la strategia di successo consiste nel
fare sistema, combinare gli interventi di molti per poter generare
un valore aggiunto superiore a quello derivante dalla mera somma
delle singole parti.

La natura dellorganizzazione cooperativa risulta così
duplice: economica, trattandosi comunque di unimpresa la cui
gestione deve ispirarsi ai tradizionali canoni di razionalità,
efficacia ed efficienza, ma anche sociale, in quanto unione di persone
tesa al soddisfacimento delle relative necessità.
In Italia, il movimento cooperativo ha sempre subìto influenze
di tipo politico e religioso: dal primo orientamento laico-liberale
legato al pensiero di Mazzini e alle Società di Mutuo Soccorso,
verso lo sviluppo del socialismo, del comunismo e, infine, dellinteresse
tipicamente cattolico di un consistente impegno nel sociale. Esso
ha così sviluppato una ricchezza di ideali perseguiti e un
radicamento su tutto il territorio nazionale e nei diversi settori
economici tali da giustificare la costituzione di un Osservatorio
(rientrante nel Protocollo dintesa del 2004 siglato da Presidente
di Unioncamere e Presidenti di Confcooperative, Legacoop, Associazione
Generale Cooperative Italiane e Unione Nazionale Cooperative) al
quale spetta il compito di produrre un Rapporto annuale sulle tendenze
del movimento.
Nel contesto attuale, caratterizzato dalla prospettiva del mercato
globale e da una diversa concezione dellaiuto allo sviluppo
compatibile proposta dal nuovo quadro economico e politico di riferimento,
ogni soggetto sociale e imprenditoriale deve riuscire ad esprimere
la propria identità riformulando le strategie adottate per
conseguire un vantaggio competitivo capace di evitare il rischio
della marginalità e del declino. Le nuove forme operative
richieste dal mercato, dalle dimensioni via via crescenti e non
radicate sul territorio, sembrano mal conciliarsi con lo schema
organizzativo e le caratteristiche strutturali e funzionali della
società cooperativa; eppure, nel corso degli ultimi anni,
i dati sulla cooperazione evidenziano un trend in continua crescita.
In base al secondo e ultimo Rapporto, pubblicato il 23 marzo dellanno
scorso, sono iscritte allAlbo ben 62.253 imprese cooperative
(il 93,5% a mutualità prevalente) e, anzi, a causa della
consistente presenza di posizioni in corso di validazione da parte
del Ministero delle Attività Produttive, il numero di cooperative
risultante dal Registro delle Imprese è ancora maggiore (circa
70,4 mila aziende, corrispondenti ad una percentuale significativa
dellimprenditoria italiana). La ragione di tale sviluppo del
cooperativismo è probabilmente da ricercarsi in quei fattori
di tipo extra-economico che ne rappresentano la principale tipicità:
in primis, gli ideali mutualistici e di solidarietà perseguiti,
ma anche la maggiore sensibilità nel recepire stimoli dintervento
in settori in crisi o in cui non si è ancora creata una vera
economia imprenditoriale (la cosiddetta funzione anticiclica della
cooperazione).

Le cooperative, essendo fondamentalmente votate non al lucro, bensì
alla prestazione di servizi, in maggior numero e qualitativamente
migliori rispetto allofferta dei competitors, contribuiscono
a diversificare e ampliare il mercato interno. Le eccedenze prodotte
non sono orientate al consumismo o allaccumulazione capitalistica,
ma ad una crescita auto-sostenuta, tesa al continuo perfezionamento
della produzione a favore della comunità.
Lincidenza del movimento cooperativo in Italia si denota particolarmente
rilevante anche rispetto ai dati sulloccupazione, evidenziando
un impiego pari al 4,7% del totale degli addetti (per lo più
concentrato nel Nord-Est e nel Mezzogiorno) e un incremento, nel
quinquennio 2001-2005, che sfiora il 20%.
In termini settoriali, la crescita occupazionale riguarda essenzialmente
lambito delle costruzioni, quello della sanità per
i servizi e quello delle industrie meccaniche e dei trasporti per
il manifatturiero. A livelli dimensionali, invece, risultano particolarmente
attive in tal senso le piccolissime realtà cooperative, le
quali, meglio di una grande impresa altamente automatizzata, riescono,
infatti, a ridurre i costi di assunzione e a sviluppare meccanismi
di creazione del lavoro.
Nonostante il periodo di debolezza economica che sta affrontando
il nostro Paese, i suddetti dati positivi sono, peraltro, confermati
da unindagine previsionale elaborata dal Sistema Informativo
Excelsior, che sottolinea, per tale tipologia dimpresa,
la capacità di creare diversi nuovi posti di lavoro anche
per lanno in corso, con un tasso di entrata (calcolato sul
rapporto tra nuove assunzioni dellanno e stock di dipendenti
allinizio del periodo) superiore a quello di uscita e in aumento
rispetto allesercizio precedente.
Nellepoca della globalizzazione e dello sviluppo tecnologico,
il movimento cooperativo italiano dimostra, quindi, di voler mantenere
il proprio orientamento verso il fattore umano e accetta di affrontare
una nuova sfida: creare un terreno di confronto con le aziende capitalistiche
e riaffermare la responsabilità dimpresa tesa alla
realizzazione di un mercato seriamente concorrenziale, ma anche
a forte connotazione sociale.
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