Si può discutere
sui legni usati,
sui diversi metodi
di invecchiamento, ma il fattore
determinante per
un violino resta
il tempo.
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Si chiama Douglas Martin, ha 63 anni, di mestiere è costruttore
di splendide barche a remi, ha un laboratorio incorporato nel suo
cottage in stile coloniale nel Sud del Maine, nel New England. Pare
che sul tavolo della sua cucina facciano bella mostra di sé
una serie di prototipi di violini, di chitarre, di altri liuti,
ancora non del tutto sgrossati, in legno di balsa e in fibra di
grafite: alcuni presentano le tradizionali curvature e le note strozzature,
altri sono notevolmente bombati e presentano fiammature accentuate,
come se fossero stati montati allincontrario.
Ebbene: Douglas Martin si dice convinto che si può migliorare
il suono dei violini e degli altri strumenti utilizzando materiali
diversi da quelli tradizionali, dunque con un palese sovvertimento
delle antiche regole.
Sul conto di questo progettista di barche con lhobby del liutaio
girano molte leggende metropolitane. Una delle quali vuole che nel
corso di un workshop un musicista stesse provando un violino, i
cui incavi laterali intralciavano il movimento del polso. Senza
preoccuparsi più di tanto, Martin segò langolo
che dava impaccio e tappò la fessura con quel che aveva più
a portata di mano.

Lì per lì, sembrò uno sprovveduto, abbandonato
dai lumi della ragione e da quelli della conoscenza minima delle
norme che presiedono alla realizzazione di uno strumento delicato
come il violino. Sembrò, abbiamo detto: non fosse che nel
2005 ha presentato un suo prototipo, il Balsa 4 in occasione
di un workshop annuale allOberlin College, organizzato dalla
Violin Society of America. E quando con questo strumento vennero
eseguiti dei brani, le sue qualità si rivelarono eccellenti.
Al punto che Joseph Curtin, direttore di quel workshop e liutaio
di Ann Arbor (Michigan), vincitore nello stesso 2005 del Genius
award della MacArthur Foundation per il design dei suoi strumenti,
esclamò: «Da questo momento, il violino tradizionale
è divenuto obsoleto».
Ma ce ne vuole ancora, perché balsa e grafite diventino i
principali materiali di realizzazione di un liuto.
Certamente, dallAustralia alla Germania sono in corso ricerche
e sperimentazioni per ottenere un suono sempre migliore dagli strumenti
a corda. È noto che John A. Decker, fisico e ingegnere aeronavale,
ha creato Rain-Song, una linea di chitarre tutte in
grafite, che offrono ottime sonorità. Sappiamo anche che
in un recente convegno in Germania Martin Schleske, notissimo liutaio
di Monaco di Baviera, ha affermato che «il legno ha esaurito
il suo potenziale nella prima metà del XVIII secolo».
Secondo Schleske, non cè alcun dubbio che «se
Stradivari fosse vivo, con la sua curiosità innovativa avrebbe
già scoperto le promettenti proprietà acustiche delle
fibre di grafite, dando inizio a una nuova età delloro
del violino».
Per il violino classico, il manico in genere è in legno dacero;
per quel che riguarda le corde, una è in acciaio, mentre
le altre sono in budello rivestito di alluminio; cassa e tavola
armonica sono in legno di abete, di acero, di ebano. Per gli studi
anatomici di chitarre e violini, si analizza quanta
energia viene diffusa sotto forma di note musicali e quanta viene
dissipata come calore nella struttura dello strumento; e, per la
direzione delle vibrazioni, si sta studiando la propagazione di
queste, che si diffondono con differente velocità a seconda
delle venature: nella grafite la diffusione sembra essere omogenea.

Per quel che riguarda le chitarre, ricordiamo che il più
antico musico è rappresentato in un bassorilievo ittita del
1000 a.C. Ma è dal XVI secolo in poi che hanno unevoluzione
identitaria. La chitarra costruita tra il 1580 e il 1600 aveva cinque
paia di corde in budello ed era decorata con fini intarsi intrecciati.
La chitarra di produzione francese del 1759 aveva sei paia di corde
e fu una delle prime a presentare il manico rinforzato con legno
di ebano. Nel 1830 comparve lo strumento a cassa curva e a tastiera
asimmetrica, realizzata a Vienna sul modello delle celeberrime chitarre
di Luigi Legnani. Nel 1908 comparve la chitarra americana, tipo
Martin, di chiara ispirazione europea: motivo a ricciolo e prezioso
manico in cedro nero. È del 1947 la Bigsby Marce Travis,
una delle prime chitarre elettriche: aveva il corpo di acero pieno,
e la sua forma innovativa venne imitata a lungo. Del 1958, infine,
la Gibson Flying V, a coda di rondine, prodotta in poche centinaia
di esemplari dal design inconsueto, diverso dalle forme tradizionali
in auge fino a quel momento. La chitarra moderna ha tre corde di
nylon per le note medio-alte, e tre corde di seta rivestite di metallo
per quelle medio-basse.
Comunque sia, ancora adesso, ogni mattina, il maestro Andrea Mosconi
entra nella sala nella quale sono custoditi i violini, accanto al
Palazzo Comunale di Cremona, li tira fuori dalle teche e li suona
per alcuni minuti. Perché sostiene un esercizio
del genere è quanto mai necessario per conservare le qualità
acustiche di strumenti che sono unici. Lo sanno bene appassionati
e liutai, i quali ritengono, addirittura, che la vita di strumenti
del genere cominci più o meno sessantanni dopo la loro
nascita.
Un Amati, uno Stradivari, un Guarneri del Gesù, ovvero quelle
che sono state definite «le macchine da suono più belle
ed efficaci di tutti i tempi», avrebbero rivelato le loro
caratteristiche quando il maestro liutaio era passato a miglior
vita. Si può discutere sui legni usati, sui diversi metodi
di invecchiamento, sui microrganismi presenti nelle acque del Po
(ma scomparsi o ridotti al lumicino dopo la rivoluzione industriale
e gli scarichi inquinanti nel fiume), e anche sulla qualità
dellaria e sulla qualità degli esecutori che lo hanno
posseduto: ma il fattore determinante per un violino resta il tempo.
Di questo si dicono convinti i puristi e coloro i quali hanno in
Cremona il tempio unico e insuperabile degli strumenti. Non a caso
è stato scritto (da Gianni Sibilla, in Lindustria musicale,
edito da Carocci) che andare in un concerto ci fa riconoscere a
noi stessi. E dal momento che una storia sta per cominciare, andremo
ad ascoltarli e a scoprirci con violini non più di legno.
Solo che per giungere alle conclusioni occorrerà tempo. Tanto
tempo. Moltissimo tempo.
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