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Le crescenti disparità di ricchezza e di reddito inducono
molte persone a chiedersi se leconomia americana (e non solo)
contemporanea non sia per caso studiata per favorire i ricchi. Mentre
non vi sono dubbi che il divario tra i ricchi e tutti gli altri
negli ultimi anni si è allargato, la situazione non è
così impari come alcune delle cifre parrebbero implicare.
Buona parte dellaggravata situazione della disparità
di reddito è legata alle tendenze demografiche naturali.
In linea generale, vi sono maggiori disparità di reddito
tra la popolazione più anziana che tra la popolazione più
giovane, se non altro perché gli anziani hanno avuto più
tempo a disposizione per sperimentare un miglioramento o un peggioramento
delle proprie fortune.

Le fasce più colte della popolazione evidenziano maggiori
disparità di reddito rispetto a quelle meno colte. Le persone
che hanno studiato meno hanno maggiori probabilità di ritrovarsi
raggruppate in una piccola fetta di reddito relativamente basso,
mentre tra le persone che hanno studiato cè più
differenziazione: si va da coloro i quali mantengono la famiglia
e sono molto motivati, ai bohémiens, assai più rilassati,
oltre a una vasta gamma di investitori vincenti e perdenti.
La conseguenza è una molteplicità di redditi. Poiché
la popolazione degli Stati Uniti sta invecchiando e diventando sempre
più colta, ne consegue che anche le disparità di reddito
cresceranno.
Alan Reynolds, membro del Senato accademico del Cato Institute,
nel suo ultimo libro, Income and Wealth, sostiene che molte misurazioni
delle disparità di reddito non tengono adeguatamente conto
degli aiuti governativi ai gruppi sociali a basso reddito. Inoltre,
dice, i ricchi sembrano diventare sempre più ricchi soltanto
in conseguenza dello spostamento di reddito indotto dalle tasse
dal settore delle imprese al singolo individuo, nella scia dei cambiamenti
fiscali apportati negli anni Ottanta. Secondo Reynolds, laggravarsi
della disparità di reddito è unillusione statistica.
Gli economisti professionisti concordano sul fatto che questo Autore
probabilmente si spinge troppo oltre.
In ogni caso, come sostengono Reynolds e altri, il reddito non è
lunico né il più importante indice
di disparità. Per esempio, la disparità nei consumi,
la differenza cioè tra ciò che consumano i ricchi
e i poveri, non evidenzia un significativo trend verso lalto.
La felicità, con ogni probabilità la variabile più
rilevante per uno studio sulla disparità, è altrettanto,
se non più difficile da quantificare. La disuguaglianza nella
felicità è spesso meno evidente della disparità
di reddito, quanto meno nelle società abbienti. Di norma,
chi guadagna mezzo milione di dollari lanno non è dieci
volte più felice di chi ne guadagna cinquantamila lanno.
Il secondo, infatti, può anchegli godere di tutti i
vantaggi del mondo moderno.
La questione non è dunque nei termini così negativi
ipotizzati dai critici. I dollari sui nostri conti correnti sono,
sì, un indice di valore sociale, e difficilmente sembra giusto
che i ricchissimi debbano ricevere sempre di più; tuttavia,
per tutti noi, la vita non è poi così terribile. Il
reddito e la disparità di ricchezza sono indici che considerati
a sé forniscono un quadro pessimistico e fuorviante della
situazione reale. Ciò che più conta è quanto
bene la gente stia in termini assoluti. Dovremmo continuare a migliorare
le opportunità per chi ha un reddito basso, ma dire che lineguaglianza
e la disparità sono il principale problema cronico dellAmerica
è unesagerazione.
* Docente George Mason University
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