È interesse forte del nostro Paese che
si completi lallargamento verso Sud e che vengano rafforzate
le politiche
di vicinato nei confronti del
Vicino Oriente.
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Nonostante le importanti realizzazioni degli ultimi anni, (euro,
allargamento, accordo sul Trattato costituzionale, intervento nei
Balcani e ruolo crescente nel Vicino Oriente e verso lIran),
lEuropa sembra essere ancora in una fase di stallo e di sfiducia,
che anche per effetto della prolungata crisi economica
può correre il rischio di diventare crisi grave. Da questa
difficile situazione, il nostro Paese può subire conseguenze
particolarmente negative. Nello stesso tempo, però, può,
come del resto altre volte in passato, dare un contributo determinante
per imprimere allUe un nuovo dinamismo.
Dagli esiti della crisi europea dipenderanno anche la posizione
e il ruolo sia economico sia politico dellItalia in questo
nuovo secolo. Nelleconomia, il nostro Paese è affetto
da una debolezza strutturale che richiederà scelte in grado
di affrontare i nodi centrali del suo modello di sviluppo. Nella
politica internazionale abbiamo perso, o stiamo perdendo, alcune
rendite di posizione, e dobbiamo riesaminare le nostre strategie
per non essere emarginati in un mondo non più diviso in due
blocchi, nel quale nuovi grandi attori (Cina, India, Brasile, Messico)
si affacciano sulla scena. La cornice delle scelte di politica economica
e di politica internazionale sarà lEuropa.

LItalia affronta questo delicato momento mentre il suo sistema
politico è ancora impegnato a interrogarsi sulla ricerca
di un approccio equilibrato alla questione di che cosa possa essere
di parte e che cosa possa essere condiviso (partisan/bi-partisan).
Quando una democrazia passa dallessere senza alternanza (o
a un solo partito: si pensi a Giappone, Messico, India, Francia
1958-1981, Germania 1949-1967) allessere democrazia con alternanza,
la questione della continuità o della discontinuità
della sua politica in particolare della sua politica estera
si pone in modo acuto.
La politica europea non è solo politica estera; in gran parte
è politica interna. Ma è sempre condotta in un quadro
istituzionale nel quale sono presenti governi e istituzioni esterni,
nei confronti dei quali repentini cambiamenti dindirizzo possono
essere particolarmente costosi.
Per lungo tempo, la fase bi-partisan dellagenda europea è
stata molto estesa. Per certi aspetti anche eccessivamente estesa,
con la conseguenza che il supporto sempre e comunque di ogni progetto
di integrazione ha, in alcuni casi, impedito un dibattito serio
sulle implicazioni di tali scelte per leconomia e per la politica
economica italiane.
Il movimento del pendolo ha mutato direzione allinizio dellultima
legislatura e, come spesso accade, si è forse spostato eccessivamente
nella nuova direzione. Per questa ragione, lIstituto Affari
Internazionali ha proposto una mappa delle principali questioni
iscritte allagenda europea, che sono suscettibili di essere
dibattute oggettivamente, per una proposta complessiva condivisa
della nostra politica europea.
Tre i grandi campi affrontati: questioni economiche e sociali, proiezione
esterna e di sicurezza, riforma istituzionale dellUnione.
Da questo quadro emergono quindici cardini della politica europea
del nostro Paese, che sarebbe auspicabile tenere fermi, perché
sembrano coincidere con gli interessi vitali della Penisola e sono
fondamentali per il suo rilancio. Che corrisponde, in larga parte,
col rilancio dellEuropa.á Questioni economiche e sociali
Consolidare la nostra partecipazione alleuro. Non si tratta
soltanto di metter fine alle parole in libertà, di lamentare
il nostro ingresso nella moneta unica o addirittura di ventilare
unuscita. Occorre soprattutto una più forte presa di
coscienza delle scelte di fondo che leconomia e la politica
economica debbono effettuare, affinché lItalia adatti
il proprio modello di sviluppo alla competizione nel mercato unico
e nelleconomia globalizzata.
Osservare la disciplina di bilancio. Lalto debito pubblico
e le condizioni di obiettiva fragilità delle finanze pubbliche
richiedono una correzione strutturale che si può realizzare
solo in un arco di tempo medio-lungo. In quanto scelta obbligata,
unapplicazione rigorosa del Patto è un elemento che
devessere condiviso dalla nostra politica economica.
Completare il mercato unico. Dal completamento di questo mercato
anche nei settori dei servizi e delle utilities, leconomia
italiana ha da guadagnare più di altre, proprio perché
è più lontana dalla frontiera dellefficienza
rispetto alle rimanenti economie dellUnione. Un sostegno condiviso
sarebbe anche il suggello allaccettazione delleconomia
di mercato come orizzonte essenziale per strategie credibili di
prosperità e di sviluppo.

Sviluppare il bilancio comunitario. LItalia, essendo in una
posizione meno condizionata da schieramenti pre-definiti, è
meglio piazzata per lanciare al momento opportuno uniniziativa
di progressivo superamento della logica del giusto ritorno.
Lambizione è di fare del bilancio uno strumento chiave
nel rilancio di una strategia europea di crescita.
Far crescere lEurogruppo. LItalia ha interesse a un
rafforzamento dellEurogruppo sia nel suo ruolo interno (più
forte coordinamento delle politiche economiche nellarea delleuro)
sia in quello internazionale (rappresentanza adeguata della zona
delleuro verso la voce unica nel G7, nel G20 e
nelle istituzioni del Bretton Woods). A livello istituzionale, questo
potrebbe sfociare in una cooperazione rafforzata fra
i Paesi della zona-euro, con conseguenze politiche di carattere
generale.
á Proiezione internazionale e sicurezza
Promuovere il multilateralismo e il ruolo dellUe. Il ruolo
internazionale dellItalia può crescere solo di pari
passo con il rafforzamento delle grandi organizzazioni multilaterali
e dellUnione europea. È interesse del nostro Paese
promuovere una politica europea nelle sedi multilaterali (Osce,
Onu, Fmi, Banca mondiale, ecc.) che rafforzi il profilo internazionale
dellUnione e limiti tendenze nazionaliste insorgenti al suo
interno.
Riequilibrare lallargamento dellUnione. Lallargamento
ha sbilanciato la Ue verso Nord e verso Est. È interesse
forte del nostro Paese che si completi lallargamento verso
Sud e che vengano rafforzate le politiche di vicinato nei confronti
del Vicino Oriente allargato e dellAfrica. In questo quadro,
vanno sviluppati strumenti di cooperazione più efficaci con
i Paesi contigui, e allo stesso tempo vanno tenuti fermi i criteri
politici dellUnione: quando ci si indirizza verso aree di
potenziali conflitti etnici o nazionalistici (quali i Paesi dellex
Jugoslavia, la Moldova, il Caucaso, ecc.) è necessario impedire
che quelle logiche conflittuali siano importate allinterno
dellUnione.
Aumentare la sicurezza nelle aree circostanti lUnione. È
nostro interesse mantenere alto limpegno dellUe nella
ricerca della stabilità della sicurezza in aree quali il
Golfo, il bacino del Caspio e lAfrica mediterranea. Queste
regioni hanno un ruolo chiave non solo nellambito degli approvvigionamenti
energetici, ma anche sul fronte della lotta al terrorismo, ai cartelli
del crimine e al controllo dei flussi migratori clandestini. LItalia
deve promuovere la creazione di una larga area extraeuropea di cooperazione
e di controllo, che va definita a livello europeo per raccordarla
alle politiche comuni di sicurezza e di lotta alla criminalità.
Sostenere e specializzare la difesa italiana. È necessario
combattere il rischio di un declassamento dellItalia nel campo
della difesa e della sicurezza continentale, cui il nostro Paese
è esposto a causa della situazione economica e delle pesanti
riduzioni del bilancio del dicastero competente verificatesi negli
ultimi anni. Per lindustria italiana della difesa è
indispensabile uniniziativa politica volta a valorizzare le
nicchie di eccellenza nazionali, in un coerente quadro di integrazione
europea che veda lItalia abbandonare le aree tecnologiche
dove i nostri partner possono fornire prodotti più maturi,
e nello stesso tempo ottenere ladozione da parte degli stessi
partner di prodotti italiani più validi.
Integrare la sicurezza e la difesa europea. Lo strumento militare
non può più essere pensato come disgiunto da altri
strumenti civili e di sicurezza. Ciò vuol dire superare,
a livello europeo, lattuale distinzione tra impegni e spese
per la difesa e per la sicurezza, e ripensare
gli strumenti militari europei in funzione di una maggiore integrazione
civile/militare. Noi possiamo essere protagonisti di un dibattito
avanzato su questi temi.á Riforma istituzionale
Promuovere la ratifica del trattato istituzionale. È la condizione
indispensabile per giungere ad un confronto fra i governi da posizioni
definite che abbiano già avuto un riscontro da parte del
Parlamento oppure dellelettorato. È importante che
si crei un collegamento e possibilmente ununità dazione
fra i Paesi ratificanti che rappresentano già oggi più
della metà della popolazione dellUnione. Agendo di
concerto, i Paesi che hanno ratificato possono continuare ad esercitare
unefficace azione di stimolo e di sollecitazione nei confronti
di chi non ha voluto sottoscrivere il trattato, di chi deve ancora
pronunciarsi, di chi ha adottato una posizione dattesa.
Rafforzare la democrazia europea. Per il rilancio delle riforme
istituzionali è indispensabile un impulso esterno allambito
intergovernativo, che potrà essere fornito solo dal Parlamento
europeo. In primo luogo, esso è la più forte espressione
della democrazia europea. Inoltre, la Commissione ha rinunciato
a svolgere un ruolo propulsivo, mentre manca un collegamento fra
i Parlamenti nazionali, anche fra quelli nei quali si registra una
larga maggioranza favorevole alla riforma. Sarà importante
che i Paesi più favorevoli e più interessati alla
riforma, e fra questi lItalia, si adoperino perché
le eventuali iniziative del Parlamento europeo trovino appoggio
e siano recepite a livello intergovernativo. In occasione delle
prossime elezioni del Parlamento europeo (2009), il nuovo trattato
potrebbe essere sottoposto al vaglio degli elettori in un referendum
europeo che coinvolga tutti i Paesi membri.
Favorire i progressi pragmatici. Lapplicazione informale di
alcune disposizioni del trattato è da favorire, soprattutto
nel campo della politica estera e di difesa, pur ponendo costante
attenzione allimpatto che alcuni cambiamenti, in particolare
quelli che coinvolgono la sfera istituzionale, possono avere sul
complessivo assetto costituzionale dellUnione.
Appoggiare le avanguardie e farne parte. La creazione e il consolidamento
di gruppi di avanguardia, sia allinterno che allesterno
del contesto Ue, può dare un impulso importante al processo
di integrazione e anche al processo di riforma. Un nucleo incentrato
sui Paesi delleuro potrebbe svolgere questo ruolo in modo
particolarmente efficace.
Essere lalleato di chi vuol fare avanzare lEuropa. È
nostro interesse evitare la formazione di assi preferenziali o di
direttorii, e appoggiare chi, di volta in volta, si adopera con
maggior forza per il rafforzamento della costruzione europea: politiche
comuni, quadro istituzionale forte, chiara base democratica. Seguendo
questo percorso, lItalia può continuare a cogliere
importanti successi nel negoziato europeo.
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