La maggiore
prova di amicizia che milioni
di cittadini
dellUnione
europea hanno avuto dalla loro Comunità è stata una
garanzia
di pace e di
democrazia
durature.
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In occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario
dei Trattati di Roma, una domanda è stata costante nelle
mille e una interviste realizzate, sullargomento, dai mezzi
di comunicazione: Quali vantaggi e svantaggi lesistenza
dellUnione Europea ha portato ai cittadini?.
A nostro modesto avviso, tra le tante risposte date da personaggi
più o meno illustri e più o meno informati sulla materia
una non fa letteralmente una piega. È quella dellex
Presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri, oggi senatore
a vita, Giulio Andreotti, il quale, rispondendo al Tg 1, ha detto:
«Non ci sono stati svantaggi».
Ed è quanto pensiamo anche noi che, come tanti, non nascondiamo
le delusioni, talvolta notevoli, che il processo dintegrazione
ci ha fatto soffrire ad esempio, per il non raggiunto e ancora
lontano obiettivo dellunità politica e per linsabbiamento
del progetto di Costituzione ma che ci vergogneremmo professionalmente
e personalmente di noi stessi se chiudessimo gli occhi davanti allimmenso
panorama dei vantaggi che lUnione ha dato e continua a dare
ai suoi cittadini, meritandosi ampiamente lappellativo di
Europa utile, o meglio ancora, amica.

Uno supera tutti gli altri per dimensione e significato e come
tale ci è invidiato in tutti gli altri continenti. È,
per dirla con le parole di un periodico raramente indulgente nei
confronti dellEuropa e degli europei, il settimanale americano
Time, la creazione del «più grande spazio di pace e
di prosperità esistente al mondo». E anche, occorre
aggiungere, la maggiore concentrazione di Paesi e popoli dove la
democrazia non è in discussione e dove la pena di morte è
ovunque abolita. Basta una veloce occhiata ai precedenti per far
capire quanto questi risultati siano straordinari.
Fino al 1945 lEuropa è stata, per millenni, uno scenario
di continue guerre alternate a pericolose tensioni. Vedendo sui
giornali e in televisione limmagine del commosso abbraccio
tra il presidente francese Jacques Chirac e la cancelliera tedesca
Angela Merkel al vertice di Berlino del 25 marzo di questanno,
non possiamo non ricordare, con un misto di stupore e soddisfazione,
che soltanto nel periodo 1870-1945, nel breve spazio di settantacinque
anni, francesi e tedeschi si sono confrontati tre volte in guerre
di sterminio costate decine di milioni di morti e che due di questi
conflitti, la prima e la seconda guerra mondiale, hanno coinvolto
Paesi di tutti gli altri continenti.
Scorrendo lelenco dei ventisette Paesi che oggi fanno parte
dellUnione europea non possiamo inoltre non rilevare che fino
al 1989, lanno della caduta del Muro di Berlino, undici di
questi Paesi, il quaranta per cento del totale, erano dominati dalla
dittatura comunista e che tre di essi lEstonia, la
Lettonia, la Lituania facevano addirittura parte dellUnione
Sovietica.
Sicuramente, dunque, la maggiore prova di amicizia che i 483 milioni
di cittadini dellUnione Europea hanno avuto dalla loro Comunità
è stata una garanzia di pace e di democrazia durature. Cè
però stato altro, molto altro, non delle stesse dimensioni,
ma importante, importantissimo: tale, si può dire, da modificare
lidentità di interi Paesi e anche le abitudini e le
condizioni di vita di grandi masse di cittadini.
LIrlanda era un Paese povero. Dopo il suo ingresso nellUnione
(avvenuto nel 73), la sua economia ha preso a correre. Già
da qualche anno lIrlanda si è permessa il lusso di
rinunciare ai fondi europei destinati a Paesi e regioni con un reddito
inferiore al 75 per cento della media comunitaria. E oggi, come
reddito medio pro capite, supera addirittura la prospera Svizzera.
Senza arrivare a livelli altrettanto stratosferici, hanno fatto
spettacolari balzi in avanti anche la Spagna, la Grecia, il Portogallo.
La Slovenia, entrata nellUnione solo due anni fa, si è
già messa nelle condizioni di applicare il Patto di stabilità
e quindi di adottare leuro dal gennaio di questanno.

Grazie allimpegno soprattutto nel settore delle nuove tecnologie
di cui le istituzioni europee non si stancano di segnalare
limportanza Paesi come lEstonia, la Lettonia
e la Lituania stanno uscendo dal sottosviluppo. Le Piccole e Medie
Industrie, che da sole rappresentano oltre il 90 per cento dellimprenditoria
europea e occupano 75 milioni di lavoratori, ricavano dalle incentivazioni
e facilitazioni offerte dalle istituzioni dellUnione una spinta
decisiva per contribuire alla ripresa delleconomia comunitaria
e per sdrammatizzare il problema della disoccupazione. Nei 45 anni
della vita della PAC, la Politica Agricola Comune, in attività
dal 1962, sono stati commessi frequenti e anche gravi errori, ma
si è ottenuto di far uscire dalla miseria questo settore
delleconomia e anche buona parte dei suoi operatori, tra i
quali coloro che, accogliendo gli incoraggiamenti comunitari, sostenuti
da apprezzabili interventi finanziari, hanno accettato di impegnarsi
in nuove forme di competizione, quali lagricoltura biologica.
Altri incoraggiamenti e sostegni comunitari hanno permesso alla
pesca di superare pericolosi momenti di crisi e hanno fatto rinascere
economicamente zone montagnose che gli abitanti stavano abbandonando.
Tutelando le coste, attraverso i periodici interventi della sua
Agenzia per lAmbiente, lUnione ha favorito lincremento
del turismo, principale fonte di reddito per vaste zone dellEuropa.
Lelenco delle imprese dellamica Europa è lungo
e per ripercorrerlo occorrerebbero centinaia di pagine. È
uno spazio che non abbiamo. E che, almeno per noi, che in ogni numero
di questa rivista, da qualche anno, parliamo dei fatti dellEuropa
utile, potrebbe determinare il rischio di numerose e noiose ripetizioni.
Anche per evitare tale rischio, o ridurlo al minimo, ci limiteremo
perciò a richiamare lattenzione di chi ci legge con
qualche richiamo a iniziative di particolare rilievo.

Dal 1980 ad oggi, lUnione europea ha speso 480 miliardi di
euro per la politica di coesione sociale, cioè per diminuire
gli abissi economici che esistevano e in parte esistono ancora tra
i cittadini delle varie parti dellEuropa comunitaria. Grazie
a questo investimento si è ottenuto di ridurre di un sesto
il divario tra le regioni più povere e la media europea.
In qualche caso abbiamo visto prima lesempio dellIrlanda
si è andati oltre, molto oltre.
E risultati ancora più apprezzabili ci si aspettano dal programma
di coesione sociale per il periodo 2007-2013. Prevede una spesa
di 308 miliardi di euro, proporzionalmente dunque molto più
elevata di quella impegnata nei precedenti ventisei anni, quelli
dal 1980 al 2006 e con il suo impegno principale, lObiettivo
convergenza, si propone di dare un contributo decisivo alla
crescita economica delle zone geografiche e dei settori sociali
più disagiati.
A 84 regioni, abitate da 154 milioni di persone e tutte con un reddito
inferiore al 75 per cento della media europea, e a 16 regioni, abitate
da 16,4 milioni di persone e con un reddito medio di poco superiore
alla media europea, andranno infatti 251 miliardi, pari all81
per cento dellintera somma disponibile per la nuova fase della
politica di coesione. Sarà limpresa di solidarietà
sociale di maggiore spessore e significato mai avvenuta.
I suoi benefici dovrebbero dare una spinta senza precedenti ad alcuni
Paesi dellEuropa centro-orientale da poco entrati nellUnione,
ma saranno positivamente influenti anche nelle aree meno sviluppate
di tutti gli altri membri della famiglia comunitaria, compresa lItalia,
che avrà 19 miliardi.
Particolarmente rilevante sarà limpegno per battere
la disoccupazione. Si darà soprattutto attenzione allenorme
massa di senza lavoro privi di specializzazione, arrivati ad essere,
nellUnione, un disperato popolo di 80 milioni di persone.
Con 9 miliardi di euro destinati al progetto Lifelong learning,
Apprendimento lungo tutto il corso della vita, si conta
di riuscire ad assicurare ad almeno una parte di essi (lobiettivo
minimo è il 12,50 per cento del totale) una formazione e
aggiornamenti che facilitino lingresso o (nel caso di persone
non più giovani) il ritorno nel mondo del lavoro. Recentemente
Vladimir Spidia, commissario europeo per i problemi dellOccupazione,
degli Affari e delle Pari Opportunità, ha segnalato un dato
che è unindicazione di indubbia chiarezza sulle strade
da seguire per vincere la disoccupazione. Negli ultimi cinque anni,
ha detto Spidia, il 60 per cento dei nuovi posti di lavoro è
stato trovato, nellUnione, in settori di alta specializzazione.
Un altro esempio di grande, grandissima amicizia verso i cittadini
lUnione lha dato quando, in occasione del Consiglio
Europeo dell8 e 9 marzo di questanno, ha lanciato una
vera e propria crociata per difendere i cittadini dellUnione
e, assieme ad essi, quelli di tutto il mondo, dagli annunciati disastri
meteorologici ed ecologici.
Su questa materia lEuropa comunitaria aveva già fatto
molto: con ladesione al protocollo di Kyoto, con le norme
sugli impianti di riscaldamento, con le campagne antinquinamento,
con gli interventi contro i combustibili tossici e a favore delle
auto Euro Quattro.
Con il Consiglio Europeo dell8 e 9 marzo, preso atto della
modestia dei risultati raggiunti e della crescita dei segnali di
prossime, gravi catastrofi, lUnione si è proposta come
guida e motore di una mobilitazione mondiale che si concretizzi
in seri impegni per salvare il pianeta dalle disastrose conseguenze
che leffetto serra sta già provocando con gli aumenti
delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, la desertificazione
di vaste zone, la condanna alla siccità di altre parti del
mondo e della stessa Europa. E per dare al resto del mondo il buon
esempio lUnione, sempre in occasione del vertice di marzo,
ha promesso di arrivare entro il 2020 a una riduzione sensibile
(un quinto del totale) delle sue emissioni inquinanti, aggiungendo
di voler realizzare questo risultato con un risparmio energetico
e con un apprezzabile incremento del ricorso alle fonti alternative,
quali quelle che si ottengono dagli impianti a energia solare, eolica
e idrica.
Cè chi dice e scrive, soprattutto nei Paesi delleuroscetticismo,
quali la Gran Bretagna, la Polonia e lOlanda, che una parte
consistente dellopinione pubblica sta voltando le spalle allUnione
europea. È un fatto che, secondo i sondaggi di Eurobarometro,
di solito molto accurati, quindi scientificamente attendibili, l81
per cento dei cittadini dellUnione quattro contro uno!
oggi si dichiara soddisfatto delle proprie condizioni di
vita. Bene, è lapalissiano, anzi elementare: che quell81
per cento di europei lo sappia o no, le condizioni di vita da tanti
apprezzate sono il risultato di cinquantanni di lavoro e di
amicizia dellEuropa comunitaria.
Da questo mezzo secolo di amicizia e di lavoro a favore dei cittadini
sono usciti i benefici che abbiamo ricordato. E tanti altri ancora.
Ad esempio, andando per telegrammi verso la conclusione del nostro
articolo, la libertà che, con il Mercato Unico, abbiamo ottenuto
nel 93, di abitare, lavorare, stabilire attività imprenditoriali,
far circolare servizi e capitali, anche studiare in qualsiasi Paese
della Comunità, con la conseguenza, tra laltro, di
aver dato la possibilità al milione e mezzo di giovani del
programma Erasmus di seguire corsi di studio e fare
esperienze di vita in università e città sparse su
tutta la grande area dellUnione. O anche il passaporto di
colore uguale (bordeaux), per tutti i cittadini comunitari, patenti
di guida, assicurazioni, carte sanitarie valide su tutto il territorio
dellUnione. E poi le norme che vietano i giocattoli pericolosi
per bambini. E quelle che rendono obbligatorie le cinture di sicurezza
per le auto. Il mandato di cattura europeo che toglie ai delinquenti
la possibilità di trovare rifugio in altri Paesi.
Infine ma dopo tanti altri benefici che unicamente per ragioni
di spazio evitiamo di citare tutte quelle prove di amicizia
europea che ci troviamo davanti agli occhi ogni giorno: nei negozi,
a casa, per strada, con le etichette dei prodotti alimentari e dei
vini che garantiscono, a nome dellEuropa, il rispetto delle
norme igieniche, la qualità, lorigine e con i cartelli
e i manifesti che annunciano campagne e convegni dellUnione
contro i tumori, il fumo, la droga, per la difesa dei diritti delle
donne, degli anziani, dei disabili, degli immigrati.
Nel preambolo della Costituzione dellUnione si legge che lEuropa
offre ai suoi popoli «le migliori possibilità di proseguire
la grande avventura che ha fatto di essa uno spazio privilegiato
della speranza umana». Dopo un lungo e sofferto percorso,
iniziato al Consiglio Europeo di Nizza sette anni fa, la Costituzione
non è ancora arrivata al traguardo della ratifica da parte
di tutti i Paesi membri. Lo raggiungerà, forse, nel 2009,
se laccorato appello espresso il 25 marzo dal Consiglio Europeo
di Berlino troverà, prima di tale data, quellunanimità
di consensi oggi inesistente.
In teoria, la Costituzione potrebbe dunque restare solo un prolisso
elenco cartaceo di buone intenzioni. Anche se malauguratamente avvenisse,
lEuropa amica dei cittadini, con le imprese che ha già
allattivo e quelle che promette per il futuro, manterrebbe
tuttavia il diritto ad essere considerata «uno spazio privilegiato
della speranza umana» e a meritarsi, come tale, la riconoscenza
dei suoi cittadini, noi compresi.
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