Bankitalia ha
un ruolo che viene meticolosamente declinato:
semplificazione della normativa, attenta vigilanza sulla reputazione
delle banche,
accrescimento
della tutela
a beneficio
della clientela.
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Ci si era lasciati un anno fa con la sensazione precisa dellinizio
di un nuovo capitolo della storia della Banca centrale in Italia
e del suo ruolo nel quadro economico e sociale del Paese. Limperativo
di voltare pagina non si limitava peraltro a un monito generico,
ma era supportato dalla fissazione di tre obiettivi qualificanti:
credibilità, risanamento e crescita.
A distanza di dodici mesi quellimpegno programmatico non si
è certo incrinato né tanto meno interrotto grazie
anche alle periodiche esternazioni istituzionali del Governatore;
anzi, è stato riproposto alla luce dei passi compiuti sul
percorso virtuoso già tracciato, verificando i miglioramenti
acquisiti e le manchevolezze perduranti del quadro di riferimento
italiano calato in una prospettiva europea e internazionale.
In questa ottica e siamo già ad una prima chiave di
lettura delle Considerazioni Finali 2007 1 spiccano
per originalità e capacità di attrazione intellettuale
i tre richiami dedicati alla dimensione del sociale e più
in generale alle regole di convivenza civile.
Il primo richiamo è dedicato allistruzione, un fattore
considerato strategico per lo sviluppo del Paese, dove si impone
un «cambiamento forte» 2. A confermare questa necessità
non solo la modesta collocazione del sistema scolastico italiano
nelle graduatorie internazionali, ma anche una caratterizzazione
territoriale di accertato esito sfavorevole nel Sud dItalia
con significativi divari di apprendimento. Ne basti ricordare uno
per tutti: un quindicenne su cinque nel Mezzogiorno (quindi il 20%)
si ritrova in una condizione di «povertà di conoscenze»,
preludio ineludibile alla povertà economica.
Purtroppo le risultanze negative coinvolgono altri aspetti del sistema
istruzione: dal reclutamento dei docenti ai loro percorsi di carriera
con meccanismi perversi di precarietà e inamovibilità;
dalla discutibile allocazione finale dei fondi pubblici destinati
originariamente allUniversità per privilegiare il finanziamento
degli studenti più meritevoli e meno abbienti allopportunità
di introdurre nuovi criteri di concorrenza tra gli Atenei per attrarre
i migliori docenti e ricercatori.
Il capitolo istruzione schiude luscio ad un secondo richiamo
di portata ancor più ampia e non meno pressante riferito
alla concorrenzialità sul mercato interno dei servizi pubblici
e privati. Concretamente si tratta di introdurre dosi crescenti
di liberalizzazione in ambiti essenziali e strategici servizi
energetici, di telecomunicazione, di trasporto, ecc. per
recuperare competitività e favorire la crescita del Paese
(in effetti con onestà intellettuale Draghi riconosce che
qualche passo in questa direzione è stato già fatto
nel 2006!). Ed è sicuramente lodevole che una particolare
attenzione si spenda su questo versante verso il comparto dei servizi
pubblici locali, dal trasporto pubblico urbano alla raccolta/smaltimento
dei rifiuti con un riferimento indiretto alla grave e ormai cronica
situazione delle regioni meridionali.

Il terzo appello lanciato dal Governatore riguarda le manchevolezze
della giustizia civile, segnata da una lunghezza abnorme dei procedimenti
di primo grado messa impietosamente in luce dalla crudezza dei raffronti
internazionali (una media di due anni contro i dodici mesi della
Francia e i sei mesi scarsi della Germania). Lunghezza abnorme che
trova le punte più elevate nel Sud dItalia, maglia
nera di questa particolare graduatoria, come risulta da una puntuale
osservazione della durata media dei procedimenti che da Torino a
Messina si triplica, passando da 500 a 1.500 giorni. Ma non si tratta
solo di aspetti quantitativi: che dire, infatti, della discutibile
qualità dei servizi forniti dalle amministrazioni pubbliche
e dellinefficienza dei processi decisionali condivisi tra
Stato e Regioni?
La dimensione civile in cui si collocano le Considerazioni
Finali e della quale si è finora dato conto non mortifica
certo il ruolo degli spunti tecnici riferiti ai mercati finanziari
e bancari, ma anzi li esalta, arricchendoli di una significativa
valenza addizionale.
Con questa seconda chiave di lettura ci si può calare nel
capitolo dedicato alle banche, dove si incontra una prima puntuale
osservazione di natura strutturale che aiuta a valutare differenze
e progressi registrati negli ultimi 12 mesi. Una delle critiche
in passato rivolte ai nostri intermediari bancari riguardava linsufficiente
massa critica che impediva ad alcuni di loro di giocare un ruolo
di players in grado di competere con gli esempi internazionali,
nonostante le dimensioni comunque ragguardevoli raggiunte sul piano
interno. Ebbene, se le prime due banche italiane nel 2006 si collocavano
rispettivamente al 7° e al 18° posto della classifica europea
per capitalizzazione di Borsa, le recenti operazioni annunciate
dai consigli di amministrazione di queste banche le fanno balzare
rispettivamente al 3° e all11° posto.
Ma le novità non si esauriscono in questo ambito, visto che
il fermento di crescita ha significativamente toccato anche il settore
delle banche popolari con un processo di consolidamento che avrebbe
fatto passare le prime tre banche popolari dal 49% dellattivo
di categoria al 73%, qualora tutte le operazioni di accorpamento
fossero andate in porto (ma è ormai noto che così
non è stato a causa del brusco arresto verificatosi nelloperazione
di fusione della Popolare di Milano con la Popolare dellEmilia
Romagna).
Comè intuibile, la realizzazione di queste operazioni
non rileva solo sul piano della dimostrazione muscolare (quindi
di natura quantitativa), ma si segnala per gli aspetti qualitativi,
ponendosi come obiettivi il maggior valore per gli azionisti e la
maggiore efficienza al servizio dei clienti; rifuggendo nello stesso
tempo dalle tentazioni di un pericoloso indebolimento della concorrenza
e dalla trappola di un mancato riversamento dei benefici delle economie
di scala sulla clientela.
Tutto ciò è occasione propizia per Draghi per delineare
un percorso virtuoso scandito da assetti di governo, articolazione
societaria e strutture organizzative in grado di assicurare una
sana e prudente gestione, tutelandosi dai rischi di reputazione
e dagli insidiosi conflitti di interesse; orientandosi con decisione
sulla rotta del contenimento dei costi e dellinnalzamento
del rendimento del capitale (aspetto questultimo insoddisfacente
per la perdurante modesta qualità degli attivi).
Ma cè anche una terza chiave di lettura che emerge
in modo evidente da queste Considerazioni Finali e che
bene inquadra il ruolo cruciale della Banca dItalia nel contesto
del sistema bancario nazionale e non solo.
Un ruolo che viene meticolosamente declinato nelle sue principali
articolazioni: semplificazione della normativa senza inficiare il
principio della stabilità, attenta vigilanza sulla reputazione
delle banche, accrescimento della tutela a beneficio della clientela.
Su ciascuno di questi tre delicati versanti Via Nazionale non ha
lesinato il proprio impegno operativo, introducendo gradi di flessibilità,
sostenendo il rispetto delle regole di trasparenza e favorendo il
miglioramento degli standards comportamentali verso la clientela
nellambito di una riconfermata centralità del valore
della fiducia del pubblico verso le banche.
Ed è, inoltre, un ruolo come sottolineato dallo stesso
Governatore che può essere definito «neutrale,
non distaccato» e che è finalizzato a favorire la crescita
del sistema bancario italiano nel nome di una sana concorrenza di
mercato, egualmente rifuggendo dai pericolosi campanilismi e provincialismi
tante volte manifestatisi in un passato anche ravvicinato.
Cè, poi, un ultimo passaggio in questo discorso del
Governatore che merita a mio parere di essere portato allattenzione
del lettore: la consapevolezza di questa fase dintensa trasformazione
positiva del sistema bancario non deve essere fine a se stessa,
ma tradursi in un incessante impegno comune di azionisti, imprese
e famiglie a svolgere fino in fondo ciascuno il proprio ruolo nella
società evitando con cura di scegliere scorciatoie pericolose,
in particolare quella della commistione tra politica e banche.
Si dirà obiettivo ambizioso, ma comunque raggiungibile assumendo
atteggiamenti proattivi e non cadendo prigionieri dei rimpianti
per le occasioni perdute.
È, in definitiva, questo il messaggio più significativo
utile a percorrere la strada tracciata e riconfermata da Draghi
nel suo secondo atto in una prospettiva in cui abbondano gli aspetti
di impegno civile e in uno scenario illuminato dalla stella polare
del bene comune «essenziale per lo sviluppo duraturo del Paese».
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