LItalia, con stime della popolazione
servita
dalle-banking
così basse, si situa persino dietro
la Slovacchia,
la Slovenia
e le repubbliche baltiche.
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Linnovazione tecnologica che ha costantemente caratterizzato
gli ultimi decenni dello scorso secolo e anche la prima parte del
nuovo ha prodotto modificazioni significative in molti aspetti socio-economici
della società civile italiana. Non sfugge a questo assunto
(che trova puntuali conferme nellosservazione empirica) il
mondo bancario italiano, ove le dosi crescenti di tecnologia da
un lato hanno comportato un impegno massiccio al rinnovamento di
procedure ed elementi organizzativi, dallaltro hanno indotto
la nascita di nuovi comportamenti nei consumatori di prodotti finanziari.

Si prenda il caso degli strumenti di pagamento segnati già
da qualche anno da una divaricazione di tendenza tra vecchi strumenti
(in progressivo declino) e nuovi strumenti (in crescente diffusione).
Emblematico è il favore riscosso dalle carte di pagamento:
un fenomeno dagli aspetti quantitativi ormai vistosi, se si pensa
ai 31 milioni e ai 37 milioni rispettivamente di carte di credito
e di debito in circolazione in Italia.
Un fenomeno, inoltre, che ha perso la sua originaria connotazione
di attribuzione di status inizialmente prevalente per assumere quella
più coerente sul piano economico di effettivo strumento di
pagamento; come, peraltro, conferma la rilevante ulteriore crescita
(+5,4% nel 2006) di acquisti effettuati loro tramite.
A questo punto è quindi lecito chiedersi se vi sia stato,
in definitiva, un allineamento dei risultati italiani agli standard
europei rispetto ai quali il nostro Paese denunciava un tradizionale
ritardo. La risposta è affermativa, ma solo in parte: infatti,
da un lato il numero delle carte di pagamento pro-capite (1,2) e
dei Point of Sales (POS) per ogni mille abitanti (1,8) risulta in
linea con la media europea, quandanche non superiore, come
nel caso dei POS che a livello Eurosistema si situa a quota 16.
Dove, invece, non vi è allineamento, ma il distacco si fa
evidente è allorquando losservazione si allarga alla
globalità degli strumenti di pagamento: in questo ambito
più ampio mentre in Italia sono 62 le operazioni pro-capite
effettuate con mezzi diversi dal contante, la quota europea pone
la propria asticella ben più in alto (150).
Anche nel caso delle carte di pagamento, di cui si è appena
ricordata la crescita impetuosa e continua, le transazioni effettuate
loro tramite risultano numericamente ben al di sotto della metà
del valore medio registrato nellarea dellEuro (22 contro
46). Semplice ritrosia alluso di strumenti diversi dal contante
o evidente manifestazione di un disagio più profondo verso
mezzi a tecnologia più avanzata?

La seconda ipotesi sembrerebbe riscuotere maggiori consensi, traendo
la propria forza dallosservazione del comportamento delle
persone nei confronti di Internet, con unaliquota di utilizzatori
di questa tecnologia che in Europa oscilla tra il 56% e il 58% della
popolazione complessiva, considerando lEuropa ristretta (a
15) o allargata (a 25).
I valori medi dellUnione europea riflettono situazioni tra
loro molto differenti, come risulta da stime OECD con un plotone
di testa formato da Svezia, Danimarca, e Olanda attestato tra il
78% e l80%, mentre lItalia si situa a livelli ben inferiori
(tra il 38 e il 39%) con lunica consolazione di precedere
la Grecia, fanalino di coda di questa specifica classifica delle
penetrazione di Internet 1.
In questo contesto di luci e ombre si colloca lo sviluppo italiano
dellelectronic banking (e-banking) così come viene
fotografato dal recente Rapporto della KPMG 2. In questa
ricognizione la prima caratteristica che balza agli occhi è
la crescita progressiva e significativa tra il 2000 e il 2006 dei
conti on-line, cresciuti di ben 10 volte.
Accanto a questa nota positiva vi è, poi, la denuncia dei
ritardi italiani rispetto ad altri esempi di eccellenza come la
Finlandia o il trio di Paesi già ricordati a proposito di
Internet (Olanda, Svezia e Danimarca), che registrano aliquote di
popolazione servita dalle-banking particolarmente elevate:
poco al di sotto del 60%, con la punta del 63% in Finlandia. LItalia,
purtroppo, si situa ben lontano da questi valori con stime della
popolazione servita dalle-banking che oscillano tra il 9%
e l11%, classificandosi dietro la Lettonia, la Slovenia, la
Slovacchia e la Lituania.
Prima di ricordare alcune delle cause che potrebbero aver contribuito
a frenare lo sviluppo delle-banking in Italia rispetto a quanto
avvenuto in altre realtà, è probabilmente utile soffermarsi
su alcune sue caratteristiche strutturali.
Innanzitutto, va precisato che il numero di conti (oltre 10 milioni
a fine 2006) è la sommatoria di due addendi: i conti caratterizzati
da specifico contratto e correlate condizioni differenziate nei
confronti dei conti bancari tradizionali e i conti tradizionali
ai quali è consentito laccesso via Internet. Non si
è lontani dalla realtà nellaffermare che allinterno
dei conti on line il rapporto tra queste due entità è
vicino alla proporzione 1 a 5 e che essi sono offerti da banche
puramente on-line, dalle banche risparmio (i cui canali
sono la rete di promotori, Internet e il call center), dalle Società
di Intermediazione Mobiliare (Sim) e dai canali specializzati nel
trading 3.
Lindice di movimentazione dei conti on-line è stato
del 33% a fine 2006 se riferito a disposizioni bancarie e del 13%
guardando le operazioni di trading. Con un andamento a forbice se
si dilata lanalisi ai primi anni di questo secolo: in crescita
per le-banking; stazionario ma su livelli ben più contenuti
per le-trading, dove i valori di movimentazione sono strettamente
legati allandamento dei mercati finanziari o alla percezione
che ne ha la clientela.
È interessante, infine, ricordare la composizione delle operazioni
dispositive (poco meno di 24 milioni nel 2006) ripartite tra operazioni
di pagamento (oltre il 62%), ricariche di cellulari e di carte prepagate
(oltre il 36%) e altre operazioni (mutui, prestiti personali).
Uno spazio specifico è, poi, dedicato dal Rapporto
KPMG allanalisi dei punti di forza delle banche secondo la
loro stessa valutazione: si viene, così, ad apprendere che
elementi di positività continuano ad essere linformativa
finanziaria con gli annessi aspetti didattici, la qualità
del servizio customer care, lofferta di pagamenti e il livello
di sicurezza. Mentre i punti di debolezza si individuano nel livello
di offerta e-trading e nelle piattaforme utilizzate per le-banking
e per il trading on line.
Punti di forza e fattori di criticità che naturalmente costituiscono
la premessa logica per la valutazione e la fissazione di obiettivi
coerenti, quali la diminuzione di operatività allo sportello,
lofferta del servizio a clienti esistenti e lampliamento
della gamma dei servizi dispositivi.
Anche per le SIM e gli intermediari specializzati non vi sono particolari
novità rispetto al passato quanto ad obiettivi dichiarati:
allargamento della base clienti, miglioramento della piattaforma
tecnologica e incremento della redditività delle operazioni
di trading (oscillando i relativi volumi tra i 265 e 290 milioni
di euro).
Alla luce di questi obiettivi il Rapporto KPMG delinea
tre tipi di scenario: conservativo e quindi in linea con landamento
degli ultimi semestri; più dinamico grazie alle politiche
di un pricing complessivo (canoni+commissioni) maggiormente contenuto
rispetto al passato; e, infine, di razionalizzazione dei conti da
parte di clienti di banche oggetto di fusioni e acquisizioni.
Sulla base di questi tre scenari nel biennio 2007-08 il numero dei
conti/accessi on line potrebbe ragionevolmente oscillare tra gli
11,3-11,7 milioni di fine 2007 e i 12,3-13,7 milioni di fine 2008;
per i conti attivi sulle disposizioni di e-banking le stime si situano
tra un livello superiore ai 4 milioni e una quota non lontana dalla
vetta dei 5 milioni. E, infine, il volume delle disposizioni e-banking
potrebbe situarsi tra i 30-31,3 milioni di fine 2007 e i circa 42
milioni della fine dellanno successivo.
Le ipotesi di scenario e le previsioni quantitative appena descritte
lasciano intravedere una fase di ulteriore sviluppo delle-banking
in Italia che potrà rivelarsi anche più accentuato
e qui il riferimento dobbligo è ad alcuni fattori
che si sono in passato rivelati frenanti se le banche e gli
altri intermediari operanti su questo mercato intenderanno agire
su alcuni fattori critici. A cominciare dalla sicurezza, il cui
valore va garantito nel tempo e la cui percezione va rafforzata
presso la clientela per superare i timori e le ritrosie che, come
si è ampiamente ricordato, tuttora si manifestano verso strumenti
a tecnologia avanzata in misura maggiore di quanto riscontrato nella
realtà dei Paesi nordici. Per passare alle politiche di comunicazione
sui vantaggi delle-banking finora caratterizzate da episodicità
e settorialità, mentre dovrebbero acquisire connotazioni
di continuità e coinvolgimento di tutte le risorse umane
(comprese quelle adibite ai servizi di sportello).
E poi molto da fare cè anche sul versante della politica
di gestione di questo specifico canale che non va considerata in
forma autonoma, ma dovrebbe sempre più trovare modalità
di integrazione nella pluralità dei rapporti con la clientela.
E, infine, come dimenticare la criticità del capitolo del
pricing che ha acquisito un ruolo significativo dopo la svolta del
2003 con il passaggio dallofferta di e-banking gratuito ad
una di tipo oneroso, passaggio allora reso necessario dalla marcata
flessione delle commissioni percepite su operazioni di e-trading?
A questi fattori che trovano ampio spazio di valutazione nel Rapporto
KPMG vale la pena di aggiungerne un quinto, che può essere
risolutivo: lelaborazione di politiche di marketing differenziate
per segmenti di clientela scelti per caratteristiche professionali
e per fasce di età con una traduzione di queste specificità
in termini di condizioni contrattuali normative ed economiche applicate.
E non è secondario sostenere che lattenzione a questa
condizione potrebbe rappresentare anche una delle chiavi di svolta
delleffettiva penetrazione delle-banking nel costume
della società italiana.
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