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Cominciamo col dire che non ha senso parlare di trattati o di limiti
da imporre, quando le grandi economie stanno al di fuori di ogni
accordo e causano, con il loro impetuoso sviluppo, danni crescenti
allambiente. E perciò Cina e India non hanno nessuna
intenzione di rallentare la loro crescita per far piacere allopinione
pubblica occidentale. Francamente, mi sembra che non si possa dar
loro torto. Invece di chiedere sacrifici ai Paesi che vogliono raggiungere
il nostro livello di sviluppo, dobbiamo essere seri e iniziare noi
a dare il buon esempio. Oltre tutto, gli stessi Stati Uniti da anni
non stanno facendo assolutamente nulla, nel senso che non stanno
investendo abbastanza nella ricerca di nuove tecnologie e di nuove
fonti energetiche, e lopinione pubblica è quasi del
tutto indifferente a queste tematiche.
Per limmediato futuro, tuttavia, sono convinto che la politica
americana cambierà profondamente, dando una sterzata rispetto
a questi anni. La ricerca deve mettere in campo risorse molto, ma
molto consistenti per accelerare sui risultati: ormai non cè
più altro tempo da perdere. Il problema, per alcuni, è
se puntare su un piano di investimenti pubblici nella ricerca, oppure
se spingere in questa direzione i privati. Io ritengo che le due
cose devono andare di pari passo. Indubbiamente, lentità
dello sforzo deve essere tale, che la presenza di consistenti stanziamenti
pubblici è fondamentale, ma senza lapporto dellindustria
privata non si va da nessuna parte.
In questo contesto, è ovvio che Cina e India debbano fare
prima o poi la loro parte. Sono convinto che la Cina abbia davanti
altri dieci anni, forse anche venti, di sviluppo a ritmi accelerati,
poi darà inizio alla fase di assestamento. Durante questo
primo periodo, non mi pare ipotizzabile chiedere ai cinesi (o agli
indiani) di essere più poveri per il benessere
anche di noi occidentali. Però qualcosa di importante possiamo
riuscire a farlo, tutti insieme. Lo sviluppo della Cina avviene
essenzialmente utilizzando tecnologie occidentali, e questa è
una grande differenza rispetto agli Stati Uniti e allEuropa,
che in passato hanno dovuto farlo creando e migliorando in proprio
le tecnologie. Questo è rilevante, perché significa
che la Cina può passare direttamente a quanto di meglio la
nostra tecnologia può mettere in campo. E analogo discorso
vale per laltro grande Paese cui abbiamo accennato, lIndia.
Se Pechino e Nuova Delhi, ad esempio, hanno bisogno di nuove centrali,
sta a noi mettere a disposizione una tecnologia non inquinante.

È vero poi che la Russia, Paese produttore di petrolio e
di gas, sta accumulando enormi quantità di denaro, e di pari
passo riscopre le ambizioni di superpotenza; ed è vero anche
che lEuropa è fortemente dipendente dalle sue risorse
energetiche. Ma penso che non ce ne dobbiamo preoccupare, almeno
dal punto di vista militare. Gli appetiti territoriali russi sono
diretti altrove, come ha dimostrato il recente intervento in Caucaso.
Daltra parte, americani ed europei sono condizionati, nel
senso che sono ancora molto legati alle energie tradizionali. Per
quel che riguarda quelle rinnovabili, dipende di quali parliamo.
Mi sembra che dallenergia eolica non possiamo aspettarci grandi
cose, mentre i biocarburanti sono prodotti in buona parte sottraendo
risorse al settore alimentare, e questo è un fenomeno che
chiaramente non può andare avanti per molto tempo ancora.
Il fotovoltaico, invece, credo che abbia grandi prospettive, ma
in questo settore è necessario lavorare parecchio, in modo
particolare sulle tecnologie di trasmissione. Ciò, perché
le grandi aree desertiche sono le più adatte a un utilizzo
intensivo di questo tipo di energia, ma sono anche molto lontane
dai centri abitati, grandi consumatori. Questo è un altro
importante problema, sul quale si deve lavorare.
Il nucleare, infine. So che lItalia, in questi ultimi tempi,
ha deciso di riconsiderare la questione. Per quel che mi riguarda,
a me sembra una scelta inevitabile. Lenergia nucleare è
sicuramente parte del futuro, soprattutto considerando che non produce
emissioni di anidride carbonica. E poi, consideriamo le cose anche
dal punto di vista economico, cioè dei costi delle materie
prime tradizionali, costi che stanno condizionando i bilanci di
molti Paesi, anche storicamente industrializzati: io credo che il
petrolio sarà sempre più una commodity scarsa, in
modo particolare per le immense quantità che consumano gli
Stati Uniti e per le richieste, che crescono a ritmo esponenziale,
che provengono dalla Cina, dallIndia, dal Brasile, e da altre
importanti economie emergenti. Come tutte le risorse scarse, non
possono che diventare sempre più costose. Fino a quando,
e fino a che punto i Paesi consumatori potranno resistere, senza
che i loro conti e le loro economie tracollino?
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