Settembre 2008

Nelle energie alternative il futuro del pianeta

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Global Warming
Thomas Schelling
Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

 

 

Cominciamo col dire che non ha senso parlare di trattati o di limiti da imporre, quando le grandi economie stanno al di fuori di ogni accordo e causano, con il loro impetuoso sviluppo, danni crescenti all’ambiente. E perciò Cina e India non hanno nessuna intenzione di rallentare la loro crescita per far piacere all’opinione pubblica occidentale. Francamente, mi sembra che non si possa dar loro torto. Invece di chiedere sacrifici ai Paesi che vogliono raggiungere il nostro livello di sviluppo, dobbiamo essere seri e iniziare noi a dare il buon esempio. Oltre tutto, gli stessi Stati Uniti da anni non stanno facendo assolutamente nulla, nel senso che non stanno investendo abbastanza nella ricerca di nuove tecnologie e di nuove fonti energetiche, e l’opinione pubblica è quasi del tutto indifferente a queste tematiche.
Per l’immediato futuro, tuttavia, sono convinto che la politica americana cambierà profondamente, dando una sterzata rispetto a questi anni. La ricerca deve mettere in campo risorse molto, ma molto consistenti per accelerare sui risultati: ormai non c’è più altro tempo da perdere. Il problema, per alcuni, è se puntare su un piano di investimenti pubblici nella ricerca, oppure se spingere in questa direzione i privati. Io ritengo che le due cose devono andare di pari passo. Indubbiamente, l’entità dello sforzo deve essere tale, che la presenza di consistenti stanziamenti pubblici è fondamentale, ma senza l’apporto dell’industria privata non si va da nessuna parte.
In questo contesto, è ovvio che Cina e India debbano fare prima o poi la loro parte. Sono convinto che la Cina abbia davanti altri dieci anni, forse anche venti, di sviluppo a ritmi accelerati, poi darà inizio alla fase di assestamento. Durante questo primo periodo, non mi pare ipotizzabile chiedere ai cinesi (o agli indiani) di “essere più poveri” per il benessere anche di noi occidentali. Però qualcosa di importante possiamo riuscire a farlo, tutti insieme. Lo sviluppo della Cina avviene essenzialmente utilizzando tecnologie occidentali, e questa è una grande differenza rispetto agli Stati Uniti e all’Europa, che in passato hanno dovuto farlo creando e migliorando in proprio le tecnologie. Questo è rilevante, perché significa che la Cina può passare direttamente a quanto di meglio la nostra tecnologia può mettere in campo. E analogo discorso vale per l’altro grande Paese cui abbiamo accennato, l’India. Se Pechino e Nuova Delhi, ad esempio, hanno bisogno di nuove centrali, sta a noi mettere a disposizione una tecnologia non inquinante.

È vero poi che la Russia, Paese produttore di petrolio e di gas, sta accumulando enormi quantità di denaro, e di pari passo riscopre le ambizioni di superpotenza; ed è vero anche che l’Europa è fortemente dipendente dalle sue risorse energetiche. Ma penso che non ce ne dobbiamo preoccupare, almeno dal punto di vista militare. Gli appetiti territoriali russi sono diretti altrove, come ha dimostrato il recente intervento in Caucaso.
D’altra parte, americani ed europei sono condizionati, nel senso che sono ancora molto legati alle energie tradizionali. Per quel che riguarda quelle rinnovabili, dipende di quali parliamo. Mi sembra che dall’energia eolica non possiamo aspettarci grandi cose, mentre i biocarburanti sono prodotti in buona parte sottraendo risorse al settore alimentare, e questo è un fenomeno che chiaramente non può andare avanti per molto tempo ancora. Il fotovoltaico, invece, credo che abbia grandi prospettive, ma in questo settore è necessario lavorare parecchio, in modo particolare sulle tecnologie di trasmissione. Ciò, perché le grandi aree desertiche sono le più adatte a un utilizzo intensivo di questo tipo di energia, ma sono anche molto lontane dai centri abitati, grandi consumatori. Questo è un altro importante problema, sul quale si deve lavorare.
Il nucleare, infine. So che l’Italia, in questi ultimi tempi, ha deciso di riconsiderare la questione. Per quel che mi riguarda, a me sembra una scelta inevitabile. L’energia nucleare è sicuramente parte del futuro, soprattutto considerando che non produce emissioni di anidride carbonica. E poi, consideriamo le cose anche dal punto di vista economico, cioè dei costi delle materie prime tradizionali, costi che stanno condizionando i bilanci di molti Paesi, anche storicamente industrializzati: io credo che il petrolio sarà sempre più una commodity scarsa, in modo particolare per le immense quantità che consumano gli Stati Uniti e per le richieste, che crescono a ritmo esponenziale, che provengono dalla Cina, dall’India, dal Brasile, e da altre importanti economie emergenti. Come tutte le risorse scarse, non possono che diventare sempre più costose. Fino a quando, e fino a che punto i Paesi consumatori potranno resistere, senza che i loro conti e le loro economie tracollino?

 

   
   
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