Settembre 2008

Poesie d’amore

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Anonimi canti aurorali
Ada Provenzano - Giorgio Franciosa - Elisa Minerva
 
 

 

 

 

Versi d’amore.
Vogliamo scoprire gli anonimi,
gli sconosciuti,
i perduti nel
tempo, che diedero voce alla propria anima e ne fecero un coro universale.

 

Parleremo di poesia e d’amore. Più precisamente, di poesia d’amore, enunciazione che appare semplice, ma che così non è, perché l’analogia è puramente sentimentale. Infatti, la poesia è un’essenza, mentre l’amore è cosa tutta umana.
Che cosa vuol dire che la poesia è essenza? Vuol dire che è immagine della vita e del mondo, che è un riflesso filtrato che rivela ciò che non sappiamo leggere e ricavare non soltanto dalla realtà, ma neanche dalla verità. Dunque, la poesia è pura comunicazione che aiuta a conoscere le cose e noi stessi, a scoprire un senso unitario dell’universo. Per questo si dice che l’uomo che sa comprendere il valore di poesia è anche colui il quale sa meglio capire il proprio compito in mezzo agli altri e in mezzo al mondo. Forse per questi motivi da sempre si crede alla similitudine, alla corrispondenza, all’equazione “poeta uguale profeta”.

E l’amore? Che cos’è l’amore? Senza alcun dubbio, il più profondo e complesso sentimento, nel quale la vita dell’uomo si svolge come parte più significativa, e compone un arco, anzi un angolo giro, quell’angolo – come tutti sanno – che si annulla proprio nel momento in cui si completa.
Lasciamo ai lettori, nella varietà delle cose che scopriranno in queste e nelle pagine successive, la possibilità di orientarsi e di crearsi per proprio conto un’immagine che sia più o meno la sintesi di questo modo di essere dai volti infiniti, dai risvolti anche enigmatici, dai valori mutevoli. Chi seguirà la lettura comprenderà subito che un “atto d’amore” può essere riconosciuto nell’ammirazione di un paesaggio, di un fiore, di un animale, o nella fedeltà alla propria terra, come nella dedizione alla propria donna, o nel trasporto verso i propri ideali, o forse più di frequente nelle pene dell’attesa, o nei moti dell’anima, o nel fuoco del tormento, o infine nel segno del possesso e nel nome dell’estasi raggiunta.
Poesia d’amore, allora, altro non può essere che parola, linguaggio, suggestione, insomma simbolo della presenza dell’uomo e delle cose, della fantasia e della natura separate o astratte completamente da ciò che è il loro peso specifico nella realtà.

Qualcuno ha detto che la poesia d’amore fiorisce di più a cavallo dei grandi eventi della storia, piuttosto che dentro le epoche fondamentali o rivoluzionarie. È in un momento di tregua, tregua delle armi e dello spirito, che Ettore e Andromaca si incontrano alle Porte Scee delle mura di Troia, e si dicono parole fra le più sublimi di tutta l’omerica Iliade. È nella quiete estatica della notte che Romeo svela il suo sogno a Giulietta, sublimando il preludio shakespeariano a una tragedia senza nome. È in una sospensione dei tormenti che Francesca conferma amore e compassione per Paolo, nell’Inferno dantesco.
Ma non è questa – per quanto splendida – la poesia che ci interessa. Né vogliamo citare i poeti grandi, medi, piccoli o minimi, che pure hanno dato all’amore espressioni spiritualmente alte. Vogliamo scoprire e proporre, invece, gli anonimi, gli sconosciuti, i perduti nel tempo, quelli che diedero voce alla propria anima e ne fecero un coro universale, un inno che riecheggia in ogni epoca e in ogni luogo. Per questa ragione abbiamo scelto poesie rigorosamente d’amore e rigorosamente anonime, come patrimonio di tutti, oltre ogni barriera di luogo, di pelle, di lingua. E per lo stesso motivo vogliamo partire dalla Mesopotamia, o Terra tra due fiumi – il Tigri e l’Eufrate. Una Terra che fu madre della cultura e della civiltà mediterranea. Cioè, nostra madre.


3000-2000 a.C. Culture mesopotamiche


Il fratello, il guerriero, l’eroe, Utu, dice alla sacra Inanna: / “Il pastore dovrebbe sposarti, sorella mia. / Perché mai, o vergine Inanna, non sei favorevole?”. // “Mai mi sposerò il pastore, / mai mi vestirà delle sue stoffe pelose, / mai mi toccherà la sua lana più fine. / Me, la vergine, avrà il contadino, / e soltanto lui, in matrimonio…”. // “In che cosa mi è superiore un contadino, un contadino! / In che cosa un contadino, uomo di dighe e canali, mi sorpassa?...”. // “Perché debbo correre dietro a te, o pastore, a te o pastore, a te? / Le tue pecore sono libere di brucare l’erba alla sponda, / le tue pecore sono libere di pascolare fra le mie stoppie... // Tu non puoi, pastore, solo per diventare mio marito, / farti contadino, l’uomo che vagheggio. // Puoi però diventare mio amico!

1000 a.C. Area fenicio-cananea

“Prendi argento, prendi oro, / possessi e schiavi per sempre!”. // Ma egli manda indietro i messaggeri: / “Che bisogno ho io d’argento e d’oro, / di possessi e schiavi per sempre?... / Dammi quello che manca nella mia casa, / dammi la giovane Hurriya, / la più bella della famiglia, la primogenita, / la cui grazia è simile alla grazia di Anat, / la cui bellezza è simile a quella di Astante; / le cui pupille sono gemme di lapislazzuli, / le cui palpebre sono coppe di alabastro... / Io riposerò alla vista dei suoi occhi…”.

1900-1800 a.C. Egitto

...Era una principessa dolce di amore. / Bella fra le donne... / Nera la chioma sua / più che il nero della notte, più che le bacche dell’edbe. / Candidi i suoi denti / più che le schegge della pietra focaia. / Una doppia ghirlanda i suoi seni.


1759-600 a.C. Cina

Le rondini volano insieme, / l’una sorpassa l’altra. / Questa Dama torna alla famiglia paterna; / l’accompagno lontano, lontano, nella campagna. / Già non la scorgo più... / Le mie lacrime cadono fitte. // In linea retta, decise, / le rondini escono in volo. / Questa Dama torna alla famiglia paterna; / per un lungo tratto l’accompagno nel sud. / Già non la vedo più... / Pare che il cuore mi si spezzi.

1000 a.C. India vedica

Nel grembo materno generati, / come marito e moglie ci creò Tvastr vivificatore, / il signore di tutte le forme; / nessuno di lui può trasgredire le leggi: / sa la terra che noi apparteniamo a lui, lo sa il cielo...


500 a.C. India vedica

Come a un albero la liana / da ogni lato attorno si avvolge, / così abbraccia tu me in modo che tu sia amorosa / di me e che non mi sfugga... // Come al cielo e alla terra sempre / attorno gira il sole, / così io mi aggiro attorno al tuo animo, / in modo che tu sia amorosa di me e che non mi sfugga.

I-II secolo. Frammenti indiani

Adiràti in amore, due, fingendo di dormire per salvare il proprio orgoglio, odono immobili i sospiri l’un dell’altro: chi cederà? // ...Credo che ambedue, dopo essersi scambiati ingiurie, siano scoppiati insieme a ridere, quando si incontrarono i loro occhi che lanciavano sguardi furtivi diretti l’uno all’altro...

Mari del Sud. Polinesia – Isola di Pasqua

...Oh, schiudi le tue palpebre, amor mio! / Dove rimane tuo fratello, mia diletta? / alla festa nella Baia del Saluto / c’incontreremo sotto le penne del tuo clan. / A lungo ho spasimato per te. / Manda tuo fratello come mediatore del tuo amore... / Dov’è il messaggero del nostro amore? / Alla festa del Legname Portato dalle Onde / c’incontreremo per un abbraccio amoroso.

Mari del Sud. Hawaii

Nostalgia d’amore mi spinge a te, / cuore così freddo, così freddo! / Tutto gelato sono / per questo freddo che morde. // Come fredda e pungente la pioggia, / come freddo e pungente il torrente, – / del tutto intirizzito / per questo freddo che morde. // A che pensi? Parla. / Non potremmo tu e io / serrarci nelle braccia / per tener lontano il freddo?

Mari del Sud. Isola Yap

Un bel prodigio è il tuo splendore / come chiaro di luna. / Si effonde la luce della luna / che a noi annuncia il tempo, / amata mia, nel nostro spirito! / Si accendono le prime strisce dell’aurora. / Si fa sentire il primo uccello / nel crepuscolo albale. / Chiama una volta, / l’uccello e la cicala / nel boschetto.

Mari del Sud. Melanesia - Isole Salomone

O tu che ti struggi! / Nel silenzio mi avvolsi, / io, albero di desiderio, per te. / Tu mi dicesti: / “Strappa molte perle dal filo, / fammene un dono! / Fino a che sei stanco puoi riposare sotto le foglie del sole, / e non desiderare altri amori. / Se poi, come spero, ti venisse il desiderio / di riposare con me, / basta che tu continui il cammino / quando sei giunto dietro l’arena. / Poi, volgendo lo sguardo, vedrai le piume stellate, / e già a mezza strada troverai il mio nascondiglio.” // Tuo marito, però, quell’essere squallido, / non ha fatto che piagnucolare per causa tua, / e disse frignando: / “Il corpo tu lo porti ai tuoi congiunti, / come uno porta la lancia, / ne vuoi fare commercio, / e fai perfino cenni di richiamo alla gente!”. // Quando senti dire questo di te, / le lacrime ti sgorgano a torrenti!

Dai mari di Sandokan. Malesia

Fanciulla che ora va a nozze / col gran ciuffo di capelli alto sulla fronte; / la fronte come la luna di giorno, / le sopracciglia come curvi speroni di gallo, / le guance come manghi selvatici sbucciati. / Il naso è un bocciolo di fior di serayu, / l’orecchio un petalo di nenufar appassito, / il collo allungato come un’anfora di Patani, / il braccio come spalla d’arco, / le dita delicate come i piccoli rami di citronella, / la vita così sottile che si può cingere con l’anulare, / i polpacci come spighe gonfie di riso, / il tallone come uovo d’uccello, / l’alluce un tahil d’oro purissimo.
Il favoloso Catai.


Dinastia Han, 206 a.C.-221 d.C.

La chiara luna come bianca splende / sulle tende che velano il mio letto! / In preda al dolore mi volto e non posso dormire, / raccolgo le vesti e vado errando su e giù. / L’amore mio mi dice che è felice. / Oh, dicesse che sta per ritornare! // Fuori, in cortile, esito, solitaria: / a chi mai potrò dire i miei tristi pensieri? / Con gli occhi fissi nel vuoto rientro in camera – / lacrime fitte mi bagnano il manto e la veste.

Il favoloso Catai. Dinastia Sui, 589-618 d.C.

Seppi che l’amor mio / se ne andava a Yang-chou, / e me ne andai con lui fino a Chiu-shan. / Per un istante, quando mi stringevi / fra le tue braccia tese, / pensai che il fiume si fosse fermato / e non corresse più.

La Cina del 600-700

La sua bellezza sembrava simile a giada, / la sua grazia illanguidiva i fiori, / la sua vaghezza era degna di illeggiadrire / il corteo nuziale di un principe!


Dalle nevi dell’Everest

Sopra i picchi delle montagne ad est / s’è innalzata la bianca luna; / nella mia mente a poco a poco è sorto / il volto della giovane fanciulla.

Il Tetto del Mondo

Se colei cui si volge la mia mente / compagna diventasse della mia vita, / per me sarebbe come ottenere / un gioiello dagli abissi marini.

Il favoloso Cipango. 600-800 d.C.

Felice colui / che può udir la voce / di sposa cara, / finché la chioma nera / diventi candida e rara.

***

Se c’incontriamo, / il mio volto nascondo; / eppure tu sei / l’amor che senza tregua / desidero vedere.

Il favoloso Cipango. 922 d.C.

Come la luna dell’alba / così fu lei con me fredda: / dopo che l’ho lasciata, / di tutte le cose del mondo che conosco / la più triste è l’alba.

Canti di geishe

...Siamo due farfalle / legate in sonno. / Ormai saremo in due / fino alla fine / della fine.

***

Chi sa per quale errore / ti odio, ti odio. / Ahi, quanto ti voglio bene!

***
Prima che mi bagnassero i tuoi abbracci / si era già sciolto il mio amore. / I roseti amano

 

   
   
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