Moral hazard.
Perch´ dovremmo
aiutare quelli che
hanno sbagliato
e lasciare che sia
chi ha un mutuo
a pagare per loro?
Qualcuno si
comporta in modo
immorale perch´
sa che la legge
o le istituzioni
lo proteggeranno
dai rischi.
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Il 23 settembre il senatore repubblicano Jim
Bunning definì “antiamericano” il piano
Paulson. «Qualcuno deve accollarsi le perdite.
Possiamo far pagare chi ha preso le decisioni
sbagliate o possiamo chiedere ad altre
persone di condividere le difficoltà di chi
sbaglia. Il ministro ha chiesto ai contribuenti
di condividere gli affanni di Wall
Street. Questo salvataggio è socialismo finanziario
ed è antiamericano».
È interessante notare che l’opposizione al
progetto è stata formulata in termini di conflitto
di classe: Wall Street contro Main
Street, vale a dire contro la gente comune.
Perché dovremmo aiutare quelli che hanno
sbagliato (Wall Street) e lasciare che sia chi
ha un mutuo (Main Street) a pagare per loro?
Siamo davanti a un chiaro esempio di quello
che in economia si chiama moral hazard, cioè
il pericolo che qualcuno si comporti in modo
immorale perché sa che la legge o le istituzioni
lo proteggeranno dai rischi. Se sono assicurato
contro gli incendi, prenderò meno
precauzioni. Lo stesso discorso vale per le
grandi banche: incassano i profitti, ma sono
garantite contro le grandi perdite.
Anche il democratico Michael Moore ha attaccato
il piano di salvataggio, definendolo
la rapina del secolo. Questa imprevista
coincidenza di posizioni tra la sinistra e i
conservatori dovrebbe farci riflettere. Hanno
in comune il disprezzo per i grandi speculatori
e per i manager delle aziende che
traggono profitto da decisioni rischiose, sapendo
di poter contare su un “paracadute
d’oro”. I lavoratori che hanno perso il posto
e i risparmi con il fallimento della Enron
erano sicuramente esposti a un rischio,
ma non avevano mai avuto la possibilità di
scegliere. Quelli che erano effettivamente a
conoscenza del pericolo e avevano la possibilità
di intervenire per salvare la situazione
(i manager) avevano potuto ridurre al minimo
le loro perdite vendendo le azioni in loro
possesso prima della bancarotta. È vero
che viviamo in una società a rischio, ma alcuni
fanno le scelte (Wall Street) e altri
(Main Street) si prendono i rischi.
Il piano di salvataggio è l’inizio del socialismo
di Stato in America? Se lo fosse, sarebbe
molto singolare: è un provvedimento studiato
non per aiutare i poveri, ma i ricchi, non
quelli che chiedono i soldi in prestito, ma
quelli che li prestano. Socializzare il sistema
bancario va bene solo quando serve a salvare
il capitalismo. C’è una simmetria con la Cina
di oggi: i comunisti cinesi usano il capitalismo
per rafforzare il loro potere, mentre gli
Stati Uniti usano i provvedimenti socialisti
per stabilizzare il sistema capitalistico.
E se il moral hazard fosse insito nella natura
stessa del capitalismo? Il problema è che non è possibile tenere separati gli interessi: nel sistema
capitalistico il benessere di Main
Street dipende da quello di Wall Street.
Quindi, mentre i populisti repubblicani che si sono opposti al salvataggio stavano facendo la cosa sbagliata per il motivo giusto, quelli
che lo hanno proposto stavano facendo la
cosa giusta per il motivo sbagliato. Mentre
quello che va bene per Wall Street non va
necessariamente bene per Main Street, lo
stesso Main Street non può prosperare se
non prospera Wall Street. Questo squilibrio
concede un vantaggio a priori a Wall Street.
Ricordate l’argomento usato di solito contro
la redistribuzione della ricchezza? Invece
di rendere più ricchi i poveri, rende più
poveri i ricchi. Questo atteggiamento riflette
una visione precisa di come lo Stato dovrebbe
intervenire sull’economia: anche se
tutti vogliamo che i poveri stiano meglio, è
controproducente aiutarli direttamente,
perché non sono loro gli elementi dinamici
e produttivi della società.
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Il Nymex di New York,il principale mercato mondiale per “futures” e “options” sui prodotti energetici. - ICP, Milano |
L’unico modo per aiutarli è far diventare i
ricchi più ricchi, e i profitti arriveranno automaticamente
anche ai poveri. Oggi questo
significa che se regaliamo abbastanza soldi
a Wall Street, alla fine qualcosa arriverà a
Main Street. Se vogliamo che la gente abbia
i soldi per comprarsi un appartamento, non
dobbiamo darglieli direttamente, ma dobbiamo
aiutare quelli che glieli prestano.È troppo facile liquidare questa tesi come
una difesa ipocrita dei ricchi. Il problema è
che il ragionamento funziona finché restiamo
nella logica del capitalismo: l’aiuto a
Wall Street avrà davvero delle ripercussioni
sulla vita di Main Street. Per questo i democratici
che hanno appoggiato il salvataggio
non sono stati incoerenti con le loro idee.
Il grande filosofo tedesco Immanuel Kant
non ribaltava lo slogan conformista «non
pensare, obbedisci» con lo slogan «non obbedire,
pensa». Preferiva, invece, «obbedisci,
ma pensa». Il piano di salvataggio è un
ricatto, e di conseguenza dobbiamo resistere
alla tentazione di agire per rabbia e danneggiare
noi stessi. Anzi, dobbiamo trasformare
la nostra rabbia in fredda determinazione
e chiederci se vogliamo una società in
cui un ricatto simile sia possibile.
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