Dicembre 2008

CRISI ECONOMICA E SICUREZZA DEI RISPARMI

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NEL TERRITORIO LA FORZA
DELLE BANCHE LOCALI*

Vito Primiceri

Direttore Generale Banca Popolare Pugliese

 
 

 

 

Banche locali. Il ritorno alle banche di piccole e medie dimensioni è voluto prima di tutto dal risparmiatore, che cerca sicurezza rivolgendosi ad una banca locale.

 

È fin troppo evidente che il clima in cui si celebrerà la prossima “Giornata mondiale del risparmio 2008” è del tutto differente da quello degli anni scorsi. E a ragione.
Gli eventi sono noti e sotto gli occhi di tutti: la crisi finanziaria è nata negli Stati Uniti d’America, ma poi è diventata globale. Abbiamo visto pure come nelle scorse settimane
i governi e le Banche centrali (BCE in testa) sono intervenuti per dare risposte tempestive
ed efficaci a tre problemi, che incidono con diversa intensità nei vari Paesi, e che hanno richiesto misure urgenti: liquidità, attività “tossiche”, capitalizzazione degli istituti finanziari. Generalmente questi interventi sono stati giudicati in maniera positiva. Più difficile è, invece, cercare di tracciare un quadro significativo non solo su quanto è successo, ma anche su quello che ci riserva il futuro. In positivo va osservato che per unanime convincimento delle massime Autorità di Governo e delle più alte Autorità monetarie e di Vigilanza il sistema italiano è, o dovrebbe essere, interessato molto meno di altri Paesi a questi problemi.
Che cosa occorre? È stato osservato, e giustamente, che le banche e le altre istituzioni finanziarie debbono rimettere al centro il cliente, potenziare la gestione ordinaria, gestire con prudenza il rischio, rafforzare il governo d’impresa. Che cosa ci si attende dalle autorità monetarie e dai governi? Un deciso contributo da parte loro per questioni come liquidità, trasparenza, supervisione.
Che cosa chiedono le imprese? Che le autorità internazionali e nazionali agiscano con la stessa decisione e rapidità che hanno riservato alle banche.

Archivio BPP
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Insomma, se i piani dei Governi europei si possono considerare una buona notizia per il sistema finanziario, si può dire altrettanto per l’economia reale?
Quale sarà l’impatto dei provvedimenti adottati sul debito pubblico e sul PIL degli Stati europei? Si riuscirà a garantire allo stesso tempo liquidità al sistema bancario e finanziamenti alle imprese e alle famiglie?
Da più parti si invocano diverse misure.
La prima è che le banche continuino a garantire normali condizioni d’accesso al credito alle imprese. Inoltre sono stati auspicati interventi a favore delle imprese per sostenere gli investimenti in innovazione.
In questi giorni poi il Governo italiano sta mettendo a punto un pacchetto di interventi a favore delle imprese mediograndi e su tutti spicca l’attivazione di un fondo pubblico di garanzia sui prestiti chiesti dalle aziende in difficoltà. Va salutato con favore anche l’incontro, tenutosi la scorsa settimana a Milano tra Confindustria e ABI, nel corso del quale, tra l’altro, sono stati concordati interventi con riferimento al ritardo (fino a 300 giorni) con cui la Pubblica Amministrazione paga i crediti vantati dal sistema imprenditoriale italiano. Le due associazioni faranno proposte concrete perché i crediti (pari a 60-70 miliardi) vengano pagati prima dalla Pubblica Amministrazione e siano scontati dal sistema bancario.

Archivio BPP
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È stata stabilita, infine, l’apertura di un tavolo permanente tra Confindustria e ABI per affrontare la crisi dei mercati finanziari e garantire la crescita delle imprese. Sarà un tavolo strutturale che servirà a monitorare a livello provinciale il nostro sistema bancario e imprenditoriale. Ma c’è anche un altro fronte, altrettanto importante, su cui agire: quello dei lavoratori e delle famiglie. Un intervento di tipo fiscale a questo proposito non è più rinviabile. Mi riferisco, ad esempio, a una detassazione dei salari e degli stipendi, a cominciare dalla fasce più basse di reddito. Altri, invece, propongono che si percorra la strada degli aiuti mirati a settori. Da che cosa occorre ripartire? Dalla fine delle illusioni.
È finita l’illusione che la finanza possa svilupparsi non considerando l’economia. È finita l’illusione che la redditività possa prescindere e crescere a scapito della solidità patrimoniale e che le agenzie di rating sappiano garantire sui risultati presenti e del futuro quando misurano soltanto quanto è già avvenuto. Da italiani molto spesso ci lamentiamo dell’eccessività di leggi e regolamenti, ma questa volta credo che il sistema normativo e le attività svolte dalle autorità monetarie e di vigilanza, volte ad assicurare la solidità patrimoniale delle banche e la loro sana e prudente gestione, abbiano costituito una chiara dimostrazione che le regole (e non il caos) garantiscono il corretto ed efficiente funzionamento del mercato.
Insomma, non ci può essere libero mercato senza osservanza delle regole. Anche se occorre aggiornare le regole, soprattutto internazionali, a tutela del corretto funzionamento dei mercati.È finita pure l’illusione che vedeva nella crescita dimensionale infinita il fine principale delle imprese bancarie e finanziarie: la dimensione è, invece, soltanto uno degli elementi competitivi, non il solo o il principale. Credo che – sia dalla fine delle illusioni, sia
dalle cose che chiede la gente – si apra uno spazio interessante, specialmente nel Mezzogiorno, per rafforzare il legame tra famiglie, PMI e banche locali.
Sono di questi giorni le notizie che sottolineano come da più parti si guarda con rinnovato
interesse alle banche locali.
Il ritorno alle banche di piccole e medie dimensioniè voluto innanzitutto dal risparmiatore,
che cerca sicurezza rivolgendosi ad una banca locale.
Nei giorni dello tsunami finanziario si è visto come siano meno esposte alle turbolenze dei mercati le banche che hanno più solidità patrimoniale, frazionamento e prudente gestione dei rischi, forte radicamento sui territori per raccogliere risparmi da impiegare in aziende produttive e in altri oculati investimenti.
Il fenomeno riguarda anche il piccolo e medio imprenditore, che sa di essere importante in una banca locale e non in una grande.È evidente che quando si raccolgono e si impiegano i soldi in uno stesso territorio si ha meno spazio per la speculazione. Quando l’assorbimento patrimoniale è tutto sul rischio del credito si è più schermati da certi prodotti tossici. Il tutto in un territorio in cui esiste un forte intreccio tra PMI e credito locale. Ecco perché gli impieghi alla clientela crescono, con contestuale riduzione dell’indice di rischiosità, poiché la conoscenza del territorio e la selezione del credito permettono di portare in casa clientela buona solvibile.
Non è un caso se gli impieghi delle 440 Bcc italiane verso PMI, artigiani e agricoltori e commercianti sono cresciuti, nel quadriennio 2005-2008, del 39%. Non è un caso se la quota di impieghi delle “Popolari” è cresciuta del 22,5% sul totale nazionale. E questo risalta tanto più oggi, in cui la ripresa può passare solo da una maturazione di un localismo non retorico e vuoto, ma fattivo e intelligente, capace di svolgere le nuove funzioni che i tempi richiedono.
Tutto questo con molto realismo e tenendo ben presente l’insegnamento di Luigi Einaudi, per il quale vi possono essere banche buone o cattive tra le grandi, così come tra le medie e le piccole.
Quello che è decisivo per una banca, come per qualsiasi altra organizzazione, è di privilegiare sempre, costi quel che costi, alcuni valori fondamentali: onestà, affidabilità, trasparenza e rispetto delle regole.

   
   
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