Banche locali.
Il ritorno alle
banche di piccole
e medie dimensioni
è voluto prima
di tutto dal
risparmiatore,
che cerca sicurezza
rivolgendosi ad
una banca locale.
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È fin troppo evidente che il clima in cui si celebrerà
la prossima “Giornata mondiale del
risparmio 2008” è del tutto differente da
quello degli anni scorsi. E a ragione.
Gli eventi sono noti e sotto gli occhi di tutti:
la crisi finanziaria è nata negli Stati Uniti
d’America, ma poi è diventata globale. Abbiamo
visto pure come nelle scorse settimane
i governi e le Banche centrali (BCE in testa)
sono intervenuti per dare risposte tempestive
ed efficaci a tre problemi, che incidono con
diversa intensità nei vari Paesi, e che hanno
richiesto misure urgenti: liquidità, attività
“tossiche”, capitalizzazione degli istituti finanziari.
Generalmente questi interventi sono
stati giudicati in maniera positiva. Più
difficile è, invece, cercare di tracciare un quadro
significativo non solo su quanto è successo,
ma anche su quello che ci riserva il futuro.
In positivo va osservato che per unanime
convincimento delle massime Autorità di
Governo e delle più alte Autorità monetarie
e di Vigilanza il sistema italiano è, o dovrebbe
essere, interessato molto meno di altri
Paesi a questi problemi.
Che cosa occorre? È stato osservato, e giustamente,
che le banche e le altre istituzioni
finanziarie debbono rimettere al centro il
cliente, potenziare la gestione ordinaria, gestire
con prudenza il rischio, rafforzare il governo
d’impresa. Che cosa ci si attende dalle
autorità monetarie e dai governi? Un deciso
contributo da parte loro per questioni come
liquidità, trasparenza, supervisione.
Che cosa chiedono le imprese? Che le autorità
internazionali e nazionali agiscano con
la stessa decisione e rapidità che hanno riservato
alle banche.
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Archivio BPP |
Insomma, se i piani dei Governi europei si
possono considerare una buona notizia per il
sistema finanziario, si può dire altrettanto
per l’economia reale?
Quale sarà l’impatto dei provvedimenti
adottati sul debito pubblico e sul PIL degli
Stati europei? Si riuscirà a garantire allo stesso
tempo liquidità al sistema bancario e finanziamenti
alle imprese e alle famiglie?
Da più parti si invocano diverse misure.
La
prima è che le banche continuino a garantire
normali condizioni d’accesso al credito alle imprese. Inoltre sono stati auspicati interventi a favore
delle imprese per sostenere gli investimenti in innovazione.
In questi giorni poi il Governo italiano sta mettendo a punto
un pacchetto di interventi a favore delle imprese mediograndi
e su tutti spicca l’attivazione di
un fondo pubblico di garanzia sui
prestiti chiesti dalle aziende in difficoltà.
Va salutato con favore anche
l’incontro, tenutosi la scorsa
settimana a Milano tra
Confindustria e ABI, nel
corso del quale, tra l’altro,
sono stati concordati
interventi con riferimento al ritardo
(fino a 300 giorni) con cui la
Pubblica Amministrazione paga i
crediti vantati dal sistema imprenditoriale
italiano. Le due associazioni faranno
proposte concrete perché i crediti (pari a 60-70 miliardi)
vengano pagati prima dalla Pubblica Amministrazione
e siano scontati dal sistema bancario.
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Archivio BPP |
È stata stabilita, infine, l’apertura di un tavolo permanente
tra Confindustria e ABI per affrontare la crisi dei mercati
finanziari e garantire la crescita delle imprese. Sarà un tavolo
strutturale che servirà a monitorare a livello provinciale
il nostro sistema bancario e imprenditoriale.
Ma c’è anche un altro fronte, altrettanto importante, su
cui agire: quello dei lavoratori e delle famiglie.
Un intervento di tipo fiscale a questo proposito non è
più rinviabile. Mi riferisco, ad esempio, a una detassazione
dei salari e degli stipendi, a cominciare dalla fasce
più basse di reddito. Altri, invece, propongono che si
percorra la strada degli aiuti mirati a settori.
Da che cosa occorre ripartire? Dalla fine delle illusioni.
È finita l’illusione che la finanza possa svilupparsi non considerando
l’economia. È finita l’illusione che la redditività possa
prescindere e crescere a scapito della solidità patrimoniale e che le agenzie di rating sappiano garantire
sui risultati presenti e del futuro quando misurano
soltanto quanto è già avvenuto.
Da italiani molto spesso ci lamentiamo dell’eccessività
di leggi e regolamenti, ma questa
volta credo che il sistema normativo e le attività
svolte dalle autorità monetarie e di vigilanza,
volte ad assicurare la solidità patrimoniale
delle banche e la loro sana e prudente
gestione, abbiano costituito una chiara dimostrazione
che le regole (e non il caos) garantiscono
il corretto ed efficiente funzionamento
del mercato.
Insomma, non ci può essere
libero mercato senza osservanza delle regole.
Anche se occorre aggiornare le regole,
soprattutto internazionali, a tutela del corretto
funzionamento dei mercati.È finita pure l’illusione che vedeva nella crescita
dimensionale infinita il fine principale
delle imprese bancarie e finanziarie: la dimensione è, invece, soltanto uno degli elementi
competitivi, non il solo o il principale.
Credo che – sia dalla fine delle illusioni, sia
dalle cose che chiede la gente – si apra uno
spazio interessante, specialmente nel Mezzogiorno,
per rafforzare il legame tra famiglie,
PMI e banche locali.
Sono di questi giorni le notizie che sottolineano
come da più parti si guarda con rinnovato
interesse alle banche locali.
Il ritorno alle banche di piccole e medie dimensioniè voluto innanzitutto dal risparmiatore,
che cerca sicurezza rivolgendosi ad
una banca locale.
Nei giorni dello tsunami finanziario si è visto
come siano meno esposte alle turbolenze
dei mercati le banche che hanno più solidità
patrimoniale, frazionamento e prudente
gestione dei rischi, forte radicamento sui
territori per raccogliere risparmi da impiegare
in aziende produttive e in altri oculati
investimenti.
Il fenomeno riguarda anche il piccolo e medio
imprenditore, che sa di essere importante
in una banca locale e non in una grande.È evidente che quando si raccolgono e si
impiegano i soldi in uno stesso territorio si
ha meno spazio per la speculazione. Quando
l’assorbimento patrimoniale è tutto sul
rischio del credito si è più schermati da certi
prodotti tossici. Il tutto in un territorio in
cui esiste un forte intreccio tra PMI e credito
locale. Ecco perché gli impieghi alla
clientela crescono, con contestuale riduzione
dell’indice di rischiosità, poiché la conoscenza
del territorio e la selezione del credito
permettono di portare in casa clientela
buona solvibile.
Non è un caso se gli impieghi delle 440 Bcc
italiane verso PMI, artigiani e agricoltori e
commercianti sono cresciuti, nel quadriennio
2005-2008, del 39%. Non è un caso se la
quota di impieghi delle “Popolari” è cresciuta
del 22,5% sul totale nazionale. E questo
risalta tanto più oggi, in cui la ripresa
può passare solo da una maturazione di un
localismo non retorico e vuoto, ma fattivo e
intelligente, capace di svolgere le nuove funzioni
che i tempi richiedono.
Tutto questo con molto realismo e tenendo
ben presente l’insegnamento di Luigi Einaudi,
per il quale vi possono essere banche buone
o cattive tra le grandi, così come tra le
medie e le piccole.
Quello che è decisivo per una banca, come
per qualsiasi altra organizzazione, è di privilegiare
sempre, costi quel che costi, alcuni
valori fondamentali: onestà, affidabilità, trasparenza
e rispetto delle regole.
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