Giugno 2009

L’Europa Utile

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E ora anche indispensabile

Mario Pinzauti

 

 
 

Indispensabile perché grazie a quanto l’Europa ha dato e continua a dare si sta
delineando la
possibilità di dar fiato a un nuovo alfabeto di valori che rimetta l’uomo al centro e ridia forza ai diritti di cittadinanza.

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Farmacovigilanza,
controllo di qualità
e advertising mirata,
nel documento
approvato da Bruxelles per regolamentare il mercato dei medicinali in Europa, dove,
nel solo 2007, sono stati sequestrati 4 miliardi
di confezioni di farmaci “taroccati”.

 

Quante parole in tema d’Europa sui giornali, alla radio, in televisione, in convegni, seminari, dibattiti nei primi sei mesi di quest’anno! Com’è normale in tutti i periodi di elezioni per il Parlamento europeo: dal 1979, data della prima consultazione popolare a scrutinio segreto, fino ad oggi.
Ma purtroppo, com’è normale, in questo tsunami verbale l’Europa è di nuovo entrata in gran parte a sproposito, nonostante che l’evento – le elezioni per il Parlamento europeo – fosse quest’anno, per dimensioni, anche più importante che in passato: essendo dal 2007 l’Unione una comunità di 27 membri, con una popolazione di circa 500 milioni di persone, 400 milioni delle quali con diritto al voto e avendo, con questi numeri, guadagnato il ruolo di seconda tra le aree democratiche del mondo (la prima è l’India).
Tutto questo purtroppo non è bastato per evitare che, come già era avvenuto in passato, nella gran parte degli interventi elettorali la parola Europa fosse quasi sempre usata come una sorta di copertina ingannevole, per proporre al giudizio popolare altri temi e problemi, quali i programmi e le polemiche di politica interna dei vari Paesi membri, o addirittura per servire ambizioni personali e di gruppo talvolta esasperate, fino al punto di arrivare a chiedere ai cittadini votanti consensi per candidati che erano ineleggibili a causa degli importanti incarichi che già ricoprono nei loro Paesi.
Le istituzioni dell’Unione, le associazioni e i movimenti europeistici (con in primo piano il Movimento Europeo e il Movimento Federalista) hanno tentato di difendere il prodotto – cioè le elezioni europee – da questi tipi di contraffazione. Ci sono stati appelli, manifestazioni, pubblicazioni, spot alla radio, alla tv, sui giornali. Ma quanto a peso e, purtroppo, in certi casi, anche a capacità di suggestione, queste azioni difensive sono state poca cosa di fronte alla potenza della comunicazione avversa.

E così, ancora una volta, tanti cittadini dell’Unione nel momento elettorale si sono trovati a dover decidere se dare un voto e come darlo su un’Europa, si può dire, inesistente, quella presentata con un’immagine molto lontana dalla realtà e utile soprattutto per sostenere campagne di partito o personali per fini di politica interna. E poiché eravamo, e ancora siamo, in una fase in cui, causa la crisi economica – ma non solo per quella – partiti e leader non godono certo di grande popolarità, la contraffazione ha danneggiato l’immagine dell’Europa. E ha fatto mancare a molti cittadini dell’Unione l’occasione per ritrovare un minimo di ottimismo nel futuro.
Già, perché l’Europa reale, quella lasciata in ombra dalla gran parte degli interventi della campagna elettorale, conteneva dati e argomenti confortanti: che fornivano e forniscono quanto basta e anche di più per essere certi che – come recentemente ha ricordato Margot Wallström, vicepresidente della Commissione europea – l’Unione «sta facendo veramente la differenza nella vita dei suoi cittadini».

In che modo? Con le iniziative dell’Europa utile di cui da qualche anno ci occupiamo su questa Rassegna. Quelle cioè che nell’oltre mezzo secolo trascorso dall’inizio dell’integrazione europea hanno sensibilmente migliorato la nostra condizione di vita. E che continuano a farlo anche in questo periodo di crisi e di paura. Ecco perché oggi ancor più di ieri non si può che concordare con giudizi come quello ribadito da Margot Wallström; e trovare obiettiva, adeguata ai fatti una valutazione che qualche mese fa un libro di uno dei più attivi tra i deputati europei, Gianni Pittella, ha espresso già nel titolo: L’Europa indispensabile (Donzelli editore). Indispensabile perché, si legge nella conclusione del volume, grazie a quanto l’Europa ha dato e continua a dare alle persone che la popolano si sta delineando la possibilità «di dar fiato a un nuovo alfabeto di valori che rimetta l’uomo al centro e ridia forza ai diritti di cittadinanza».
Parole belle, parole suggestive. E tanto più perché esse hanno solide fondamenta in una serie di fatti segnalati in libri, opuscoli, comunicati, dichiarazioni: che purtroppo hanno avuto e hanno una limitata audience tra i cittadini.

Per rendersi conto del peso e del valore di questi fatti basta dare un’occhiata alla più recente documentazione fornita dalle istituzioni dell’Unione, ad esempio un opuscolo che la Commissione europea ha pubblicato mentre stava per iniziare la campagna elettorale per il Parlamento di Strasburgo e – inverosimile ma purtroppo vero! – ha ottenuto una modestissima attenzione da parte di radio, televisione e giornali stampati, quindi anche dai fruitori dei mezzi di comunicazione, i cittadini. L’opuscolo s’intitola L’Europa e voi nel 2008. Una panoramica dei successi dell’UE. Introdotto dalla vicepresidente della Commissione Margot Wallström con le parole prima riferite promette molto. E lo mantiene. Questo perché già da sola la pubblicazione è una prova provata, anzi una serie di prove provate, del fatto che veramente l’Europa utile nella vita dei suoi cittadini “fa la differenza” (rispetto alle condizioni dei cittadini di altre parti del mondo), tra l’altro offrendo a coloro che, come noi, fanno parte del grande popolo dell’Unione apprezzabili difese contro le peggiori conseguenze della catastrofe economica che affligge il pianeta. E quindi dandoci motivo di guardare all’avvenire con un minimo di ottimismo, altrove purtroppo difficile.
Questo minimo di ottimismo, forse anche un pochino di più, è il sicuro regalo che ci è dato dal breve spazio di tempo richiesto dalla lettura delle 24 pagine formato pocket dell’opuscolo: una mezz’ora, da cui otteniamo dimostrazioni di cui è impossibile, anche per i più velenosi avversari dell’Europa, contestare la validità. Queste dimostrazioni sono le prove provate cui prima accennavamo. Esse sono grandi, medie e piccole, riguardano, secondo i casi, la totalità dei cittadini europei oppure determinati, anche se sempre rilevanti, settori della popolazione dell’Unione: e insieme danno una somma che conferma – con i fatti e con i numeri – che l’Europa, oltreché utile, sta diventando davvero indispensabile per i suoi cittadini.
Vediamolo e capiamolo meglio zummando su alcuni degli esempi più importanti. La crisi economica mette in ginocchio un gran numero di Paesi, a partire dal gigante americano. I Ventisette dell’Unione non ne sono immuni, ma grazie all’Europa utile si stanno dotando di sistemi di difesa che permettono di ridurre la gravità dei danni e di guardare con speranza alla possibilità di una non lontana ripresa. Si sono anzitutto accordati per una serie di importanti iniziative.


Cosa fa l’Europa

 

 

•Controllo dell’impiego delle sostanze
    chimiche in Europa.
•Una risposta congiunta alla crisi
    finanziaria.
•Diritti migliori per i lavoratori a tempo
    determinato.
•L’UE in azione per la tutela dell’infanzia.
•Pari diritti per le persone con mobilità
    ridotta.
•Un sostegno per la stabilità
    e la democrazia.
•Tenere le luci accese in Europa senza
    mettere a rischio la salute del pianeta.
•I Paesi dell’UE collaborano per far fronte ai disastri.
•L’alimentazione sana resa più facile.
•I finanziamenti dell’UE diventano
    più trasparenti.

(Dall’opuscolo “L’Europa e voi nel 2008. Una panoramica dei successi dell’UE” della Commissione europea, novembre 2008).

 

Gli aiuti del Fondo di Solidarietà dell’Unione europea

Beneficiario                                 Catastrofe                                   Categoria                     Importo dell’aiuto

2007
Ungheria                                     Inondazioni                                    Grave                            15.063.587
Grecia                                         Inondazioni                                 Regionale                           9.306.527
Grecia                                      Incendi boschivi                                 Grave                              in progress
Germania                                     Tempesta                                      Grave                          166.905.985
Spagna                                     Incendi boschivi                                 Grave                              in progress
Francia/La Réunion                 Ciclone tropicale                             Regionale                           5.290.000
Cipro                                       Incendi boschivi                                 Grave                              in progress

2006
Austria                                        Inondazioni                                 Regionale                         14.798.589
Romania                                     Inondazioni                                    Grave                            18.797.800
Romania                                     Inondazioni                                    Grave                            52.406.870
Bulgaria                                      Inondazioni                                    Grave                              9.722.183
Bulgaria                                      Inondazioni                                    Grave                            10.632.185

2005
Slovacchia                             Tempesta di vento                               Grave                              5.668.000
Svezia                                    Tempesta di vento                               Grave                            81.725.112
Estonia                                  Tempesta di vento                               Grave                              1.290.809
Lettonia                                Tempesta di vento                               Grave                              9.487.368
Lituania                                 Tempesta di vento                        Paese limitrofo                          379.000

2004
Spagna                                  Marea nera Prestige                           Regionale                           8.626.114
Italia                                      Terremoto Molise                            Regionale                         30.826.025
Italia                                         Eruzione Etna                                Regionale                         16.798.101
Spagna                                     Incendi boschivi                          Paese limitrofo                       1.331.988
Malta                                 Inondazioni e tempeste                            Grave                                   96.122
Francia                              Inondazioni del Rodano                        Regionale                         19.625.225

Aggiornamento al 31 dicembre 2008. Per il terremoto dell’Aquila, Bruxelles ha stanziato 493 milioni di euro, che è l’aiuto più importante mai concesso nel quadro del Fondo di solidarietà dell’Unione europea per le catastrofi naturali.


La prima è lo stanziamento di 2 mila miliardi di euro per la tutela dei settori più a rischio, come banche e imprese. Poi c’è stato l’impegno a portare a 50 mila euro, su tutto il territorio dell’UE, le garanzie per i conti correnti. Seguono gli interventi per tutelare i risparmi e mantenere un flusso di crediti accessibile a imprese e famiglie. E molto altro è sul trampolino di lancio o all’esame sia nelle riunioni internazionali di vertice sia nei contatti e nelle trattative tra i singoli Paesi comunitari. E avviene mentre l’Unione, con il consenso di tutti i suoi governi – sia pure raggiunto al termine di vivaci confronti – ha preso ad attuare il suo impegno per una crescita sostenibile basata su un’economia a bassa produzione di carbonio e maggiore efficienza sotto il profilo energetico, a tale scopo ribadendo la volontà di arrivare entro il 2020 a una riduzione del 20 per cento dei gas a effetto serra, a un risparmio del 20 per cento dei consumi energetici e a una copertura del 20 per cento dei bisogni in fatto di energia ricorrendo alle fonti rinnovabili: segnalando contemporaneamente, soprattutto all’attenzione dei critici del progetto prima sintetizzato, che questo tipo di soluzione per i problemi ambientali ed energetici offre, tra l’altro, il vantaggio – preziosissimo in questi tempi di crisi dell’occupazione – di creare nuovi posti di lavoro. Lo sta dimostrando con grandi numeri l’esperienza della Germania, Paese nel quale la costruzione di impianti per le energie rinnovabili ha dato lavoro, solo nel 2007, a 250 mila persone.

Già dalla documentazione di questi successi esce dunque un’esauriente rappresentazione di quanto lontano, a beneficio dei cittadini, possa portare la collaborazione tra i ventisette Paesi dell’Unione.
Ma meritano attenzione e riflessione altri fatti, a cominciare da quelli di cui l’attualtà, oltre che l’opuscolo e altri documenti, ci ricordano l’importanza. Nella notte tra il 5 e il 6 aprile una regione italiana, l’Abruzzo, viene sconvolta da un terremoto di eccezionale violenza. I morti sono circa 300, migliaia i feriti, decine di migliaia i senza tetto. La risposta della solidarietà nazionale è immediata e generosa, ma per migliorarne la riuscita interviene anche quella che si potrebbe definire la comunità europea della difesa contro i disastri provocati dalla natura (come nel caso dei terremoti e delle inondazioni) o dall’uomo (come spesso, purtroppo, avviene per gli incendi). Le organizzazioni della Protezione Civile della gran parte dei Paesi dell’Unione offrono la loro collaborazione. Il nostro governo prende subito in considerazione l’ipotesi di chiedere un contributo per i soccorsi alle popolazioni e per l’opera di ricostruzione ricorrendo al “Fondo di solidarietà” dell’Unione. Si sperimenta così di nuovo, in un momento di lutto e rovina nazionale, l’utilità di un programma nato nel 2002 per rendere possibile interventi di dimensione europea contro le catastrofi. Nel 2008 grazie a questo fondo Grecia e Bulgaria hanno usufruito di consistenti aiuti per far fronte a una serie di gravi incendi, mentre la Romania è stata soccorsa dalle conseguenze di devastanti inondazioni. Nel 2007, di fronte a una serie di colossali incendi che hanno colpito vaste zone dell’Europa meridionale, la comunità europea della difesa contro le catastrofi è intervenuta per dodici volte. E quest’anno, come abbiamo visto, è stata l’Italia ad aver bisogno del suo aiuto.

Altre richieste di interventi comunitari sono partite e partono, ottenendo apprezzabili risultati, per contribuire alla soluzione di altri problemi di dimensioni europee di cui, come nel caso delle catastrofi, l’attualità ci ha segnalato e continua a segnalarci la gravità. Nell’Unione, ricorda l’opuscolo della Commissione, i precari hanno ormai raggiunto la bella cifra di 6 milioni di persone. Mediamente rappresentano il 10 per cento della popolazione comunitaria attiva, con punte anche molto più alte in alcuni Paesi (in Spagna, ad esempio, arrivano al 30 per cento!). Come ribadiscono quasi quotidianamente i giornali, l’insicurezza del lavoro li priva della possibilità non solo di costruirsi ma anche d’immaginarsi un futuro. Ed è da aggiungere che a molti di loro sono anche negati in gran parte (e talvolta totalmente) una serie di facilitazioni e benefici riconosciuti ai lavoratori con contratto a tempo indeterminato: quali i riposi, l’accesso a mense aziendali, i permessi per maternità e altro. Ora, grazie a insistenti interventi dell’Europa sulle normative nazionali, molte di queste discriminazioni sono state eliminate o ridotte.
Come sono stati eliminati – o sono in via di eliminazione grazie a interventi europei – i disagi di tutti quei disabili, anziani, uomini e donne con ridotta mobilità, cioè di tutte le persone (sono il 25 per cento della popolazione dell’Unione!) che fino a tempi recenti si trovavano, a causa della loro condizione, nell’impossibilità di servirsi di un mezzo di trasporto pubblico. Esempio: fino al luglio 2008 queste persone molto raramente riuscivano a viaggiare in aereo, a causa dei lunghi tratti da percorrere a piedi negli aeroporti per raggiungere le sale d’imbarco, delle difficoltà per salire sugli aerei e altri problemi. Grazie a norme europee che impongono alle compagnie aeree di adoperarsi per trovare soluzioni che rendano facile e piacevole anche per questi cittadini dell’Unione il viaggio aereo, oggi gli ostacoli del passato sono rimossi o in via di eliminazione. Si è arrivati al punto che, se un portatore di handicap ha bisogno di essere accompagnato da un cane, l’animale può essere ammesso a bordo senza che al suo proprietario sia richiesto il pagamento di un biglietto aggiuntivo.

C’è tanto ancora, nell’opuscolo e anche in altre pubblicazioni delle istituzioni dell’Unione, a proposito di quanto sia nel 2008 sia in anni precedenti l’Europa comunitaria ha fatto per i suoi cittadini. Niente però continua a uguagliare la garanzia di pace che essa ci offre da oltre sessant’anni. Dal ‘45, l’anno dei festosi incontri dei giovani federalisti francesi e tedeschi sui ponti semidistrutti del Reno, dai primi passi cioè del processo d’integrazione, è stata posta fine al lungo periodo in cui il confronto tra i popoli dell’attuale famiglia comunitaria avveniva con guerre di sterminio, tra cui i due conflitti mondiali del ventesimo secolo: il primo pagato con 9 milioni di morti, il secondo costato 55 milioni di vite. Ed è particolarmente significativo che nell’ormai lunghissimo periodo in cui i popoli dell’Unione sono vissuti nella certezza della pace in altre parti del mondo grandi e piccole guerre hanno continuato a mietere vittime. Si calcola siano state 20 milioni dal ‘45 ad oggi. È anche con queste cifre che l’Europa fa una differenza, enorme, a favore dei suoi cittadini.
Non hanno questa dimensione, ma introducono sensibili miglioramenti nelle condizioni di vita del popolo dell’Unione, altre differenze che l’Europa ci ha regalato. Anche tornando a occuparci solo di quelle del 2008 apprendiamo ad esempio dall’opuscolo della Commissione che l’Unione dall’anno scorso è al lavoro per dare ai suoi cittadini garanzie sulla sicurezza dei farmaci e sull’effettiva utilità di questi prodotti per la difesa dalle malattie per cui essi ci vengono prescritti dai medici. È un grande impegno per debellare in questo settore così importante per la salute comune l’espansione del fenomeno di una criminale contraffazione (per cui nel 2010 si prevede un budget mondiale di 58 miliardi di euro!) e per ottenere che le industrie farmaceutiche alleghino ai loro prodotti un’informazione che, a differenza di quanto oggi avviene in numero ancora troppo alto di casi, non sia poco chiara se non addirittura ingannevole a proposito delle qualità terapeutiche delle medicine messe in circolazione.

Cracovia: Notturno sulla medioevale Piazza del Mercato - Archivio BPP

Cracovia: Notturno sulla medioevale Piazza del Mercato - Archivio BPP


Se questi interventi, come si ha ragione di prevedere, avranno risultati apprezzabili, il successo sarà tra l’altro la salvezza di un gran numero di vite. Sono infatti 200 mila le persone che ogni anno muoiono nella sola Unione europea per l’uso di farmaci contraffatti o non adatti alla cura delle loro malattie. È una cifra che conferma l’enormità dei vantaggi che i cittadini ottengono dai successi dell’Unione. E lo conferma anche un’altra importante cifra: quella che esalta i risultati di recenti programmi europei a favore dell’infanzia.
Oggi, nell’Unione, 22 milioni di bambini sono obesi. Si tratta di un problema che in buona parte dei casi è la conseguenza di un’educazione alimentare sbagliata. Gli interventi europei che hanno reso possibile, dal 2008, la distribuzione di latte in tutte le scuole primarie e secondarie dell’Unione e hanno incoraggiato, di conseguenza, il consumo tra i bambini di prodotti derivati dal latte, quali i formaggi e lo yoghurt, stanno creando, nel mondo dell’infanzia, nuove abitudini nutrizionali, che tra l’altro ridurranno sempre di più, a quanto risulta da una serie di ricerche, la diffusione dell’obesità oggi tra i bambini e domani tra gli adulti, con effetti anche sul contenimento dei problemi cardiocircolatori tra i cittadini europei.
Con questo programma, come con quello contro i farmaci pericolosi, l’Unione europea nel 2008 è scesa in campo per la difesa della salute dei suoi cittadini. Con un altro – l’ultimo di cui per ragioni di spazio ci occupiamo qui – promette invece di renderci possibile un notevole risparmio nelle spese per i consumi di energia elettrica. Avviene con la condanna a morte imposta dall’Unione delle lampadine tradizionali, quelle a incandescenza inventate nel 1881 da Edison. Sulla base di una proposta della Commissione europea approvata dal Parlamento dell’Unione nel 2008, a partire dal prossimo settembre queste lampadine saranno gradualmente sostituite su tutto il territorio comunitario con lampadine fluorescenti e alogene. L’operazione si concluderà nel 2012. Si calcola che permetterà un risparmio del 75 per cento nei consumi di energia elettrica, con una minore spesa dai 5 ai 10 miliardi di euro annuali nel complesso dell’Unione. Notevoli saranno i benefici anche per l’ambiente, dato che l’utilizzazione delle nuove lampadine risparmierà all’ambiente 15 milioni di tonnellate (rispetto a oggi) di emissioni di anidride carbonica.
E giunti qui, fermiamo l’elenco dei successi 2008 dell’Europa utile. Lo facciamo per ragioni di spazio. E anche perché siamo convinti che nelle iniziative di cui abbiamo parlato c’è quanto basta per convincere che l’Europa, per noi cittadini, sta diventando indispensabile.
Se non avremo tra le mani qualcosa di più importante su cui richiamare la vostra attenzione arricchiremo l’elenco ora lasciato incompleto in una prossima occasione. Da subito, a conclusione di questo articolo, ci sembra invece importante soffermarci per qualche istante sulle ragioni per cui, durante la campagna per le elezioni europee, come in tanti altri momenti, la ricca, attraente lista di iniziative dell’Europa comunitaria a favore dei cittadini non abbia trovato un’attenzione adeguata da parte dei più diretti interessati, gli uomini e le donne dell’Unione.
Non è difficile vedere la spiegazione. Una volta di più l’Europa tanto brava nei fatti ha dimostrato di non essere altrettanto brava nelle parole. Le notizie sui suoi successi sono giunte sufficientemente chiare, quindi interessanti solo per una modesta parte del target cui erano destinate, i 500 milioni di cittadini dell’Unione. Questo perché, nonostante i notevoli progressi degli ultimi anni, la comunicazione delle istituzioni comunitarie si è rivelata ancora inadeguata e soprattutto nel momento del confronto con coloro che si adoperano per richiamare l’attenzione popolare sull’Europa solo per motivi di politica interna o ambizioni personali.

È giusto, anzi doveroso, ammetterlo. Mentre lo facciamo, tuttavia, ci conforta e crediamo debba confortare tutti constatare che, pur procedendo molto spesso nella penombra, l’Unione ha dimostrato e dimostra ogni giorno nei fatti di essere utile, anzi indispensabile. Come prima o poi (speriamo non troppo poi), vedendone gli effetti sulle proprie condizioni di vita, la maggioranza del popolo dell’Unione finirà con lo scoprire e – forse un pochino più tardi – anche col festeggiare.
   
   
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