Settembre 2009

Cronaca di un massacro

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1920. Assalto a Wall Street

S.B.

 

 
 

Massacro, ore 12.
Quando suonò
mezzogiorno,
la sede centrale
di J.P. Morgan
e altre banche
di Wall Street
saltarono in aria con tutti
i loro banchieri.

 

 

 

 

 

Anche fra gli americani più legati alle memorie storiche del proprio Paese è difficile trovare qualcuno che abbia un ricordo vivido dell’11 settembre 1920 quando, nello stesso momento in cui le campane della cattedrale di Trinity Church annunciavano il mezzogiorno, banchieri, commessi, stenografe e uomini di fatica erano saltati in aria insieme con pezzi di vetrate, con porte e pareti della sede centrale di J.P. Morgan e di altre banche di Wall Street. Fu un massacro. Il più sanguinoso che abbia coinvolto la strada più famosa dell’America politico-finanziaria.
Beverly Gage inizia la ricostruzione della vicenda in The Day Wall Street Exploded citando il celebre storico Richard Hofstadter, il quale per primo aveva scritto che gli americani hanno un’eccezionale capacità di dimenticare i casi più clamorosi di violenza collettiva; ma la giovane storica dell’Università di Yale si affretta a rammentarci che quell’attentato non era affatto un caso isolato, anzi era uno dei momenti più clamorosi di una guerra industriale che durava da decenni fra magnati e lavoratori, e che aveva già visto più di trentasettemila scioperi e attentati in cui erano stati coinvolti sindacalisti, anarchici e sartine, magistrati, poliziotti locali, polizia federale e perfino militari.
Nel ricostruire gli schieramenti di gruppi e di individui che resero inevitabile e disastrosa l’esplosione di Wall Street, Gage incomincia col ricordare i più significativi personaggi dell’universo anarchico arrivati dalle più diverse regioni del mondo. Tra costoro, Emma Goldman e Alexander Berkman, Michael Bakunin, Peter Kropotkin, Leon Czolgosz, Carlo Tresca, Bill Haywood, ed esponenti della nuova burocrazia repressiva, come l’inventore delle deportazioni in massa Mitchell Palmer, e il futuro capo della polizia federale J. Edgar Hoover.

Mobilitazione popolare a favore di Sacco e Vanzetti (pag. a lato, durante il trasferimento in carcere). Dopo tre processi, Nick e Bart furono giustiziati sulla sedia elettrica, con l’accusa di duplice omicidio, detenzione di armi e materiale sovversivo. - Archivio BPP

Archivio BPP


Ma non fu un caso che quell’attentato coincidesse con la massima influenza degli anarchici italiani. E appunto per questo una delle parti più interessanti e originali della ricerca, condotta – oltre che dalla Gage – da altri studiosi, del calibro di Nunzio Pernicone e Paul Avrich, negli archivi della polizia e nei tribunali, sta nei profili di decine e decine di attivisti dei quali fino a pochissimo tempo fa non si conosceva neppure il nome.
Per tanti immigrati italiani l’anarchia era diventata la grande idea della loro esistenza, la loro forza propulsiva, la loro passione, il loro amore e il loro massimo interesse. In molte località, infatti, essi avevano creato vere e proprie comunità, nelle quali era possibile condurre un’esistenza alternativa, separata e radicalmente differente dalle esistenze degli altri immigrati, quanto da quelle del resto degli altri lavoratori americani.
Tante sere, dopo aver trascorso dieci o dodici ore nelle fabbriche o in fondo alle miniere, gli anarchici si recavano al club, oppure si spostavano in tipografia, dove componevano e stampavano volantini, giornali, opuscoli e perfino libri. Tra il 1870 e il 1940, gli anarchici degli Stati Uniti pubblicarono qualcosa come cinquecento giornali, in diverse lingue. E più di un centinaio di quelle testate erano italiane.

Intorno ai club gravitavano numerosissime scuole, orchestre, compagnie filodrammatiche, sale da ballo, ristoranti a prezzi popolari, organizzazioni filantropiche. Il padre dello storico Nunzio Pernicone, ad esempio, di mestiere faceva il sarto, eppure per tanti anni dedicò al teatro la gran parte del suo tempo libero.
Poiché erano intensamente anticlericali, o addirittura atei, stampavano libri che emblematicamente si intitolavano La peste religiosa, oppure Dio non esiste, e organizzavano battesimi laici (assegnando nomi come “Spartaco”, oppure “Rivolta”, o “Libero”, o “Ribelle”...), e altre cerimonie che prendessero il posto di quelle che i preti celebravano in chiesa.
Fra gli immigrati italiani negli Stati Uniti c’erano stati seguaci di Enrico Malatesta, di Saverio Merlino e di Pietro Gori. Ma questi e altri furono in realtà poco più che turisti di passaggio, al confronto con Luigi Galleani, il quale per oltre un ventennio fu oratore, giornalista e organizzatore infaticabile del movimento, anche se alla fine tanto i successi quanto la catastrofe finirono per essere le conseguenze logiche del suo irriducibile massimalismo.
L’attacco a Wall Street era stata una feroce rappresaglia anticipata, decisa all’annuncio che gli anarchici italiani Sacco e Vanzetti erano stati accusati di essere gli autori del furto e dell’omicidio nel calzaturificio di South Braintree. Immediatamente il loro amico Mike Boda aveva lasciato Portsmouth e aveva trovato un carro, un cavallo e una gran quantità di dinamite da collocare nel cuore del distretto finanziario.
Nei giorni seguenti, mentre l’Attorney General offriva la cifra astronomica di centomila dollari per la sua cattura, Boda non solo era riuscito a svignarsela senza lasciar traccia, ma per colmo di beffa, usando il suo vero nome, aveva pure ottenuto dal Consolato italiano il passaporto per far ritorno a Napoli e nella Romagna, dove trascorse il resto della sua vita.
È stato scritto che i “galleanisti” avevano creato e messo in atto la più perfetta congiura; in realtà, si trattava di una macchina troppo automatica. L’inizio della fine, infatti, sopraggiunse con una lista dei soci dei club anarchici fornita da una spia, infiltrata dalla polizia. Sacco e Vanzetti furono condannati a morte probabilmente più per la presenza dei loro nomi in quella lista, che per la forza – tutt’altro che schiacciante – delle prove presentate dagli investigatori. Centinaia di uomini e di donne, in maggioranza italiani, furono deportati, e il crollo del sistema finanziario fece il resto.

   
   
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