Dicembre 2009

Opportunità per il sud

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I mercati
del 30° Parallelo

Monica Marano
Eugenio Venditti
Franco Spasiano

Coll.: Salvatore Catania
Enrica De Maria
Marcello D’Orazio

 
 

L’altra Cina.
Dallo Stretto
di Gibilterra
al Golfo Persico,
l’Eldorado Arabo
racchiude un terzo del commercio mondiale e offre energia e lavoro
a basso costo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Libia? Un Paese che oggi offre opportunità straordinarie per le imprese italiane. Parola di presidente della Confindustria. La doppia visita del leader libico Muhammar Gheddafi dapprima – a metà anno – a Roma, e in seguito – a luglio – all’Aquila per il G8 ha provocato la classica svolta storica. Risultato: porte aperte al made in Italy in terra libica. E porte spalancate al dirimpettaio Mezzogiorno continentale e insulare, e ai suoi prodotti industriali, artigianali e alimentari.
Un’occasione da non perdere: per le sole infrastrutture il governo di Tripoli intende investire 200 miliardi di dollari in cinque anni. Con una particolarità: il 70 per cento dei fondi è già disponibile.
Ma l’ex nostra “Quarta sponda” è soltanto uno dei Paesi che lungo il Trentesimo Parallelo, dallo Stretto di Gibilterra fino al Golfo Persico, formano quello che per molti è, o può a breve termine diventare, l’“Eldorado Arabo”: complessivamente una ventina di Stati, che registrano una crescita media annua del 5 per cento, che rappresentano un mercato di 380 milioni di potenziali consumatori e che entro il 2025 toccheranno quota 500 milioni. Altro che crisi economico-finanziaria, sostiene la Simest, la finanziaria pubblico-privata italiana che affianca le nostre aziende che investono nei Paesi extra-Unione Europea: quest’area racchiude un terzo del commercio mondiale e non ha nulla da invidiare all’Estremo Oriente.
Altri economisti parlano di questa fascia (che si estende dal notissimo Maghreb, delle aree sud-mediterranee occidentali, al meno conosciuto Mashrek, delle aree sud-mediterranee e vicino-orientali) come della “prossima Cina”, e chiariscono: sia questa zona che quella cinese offrono energia e lavoro a basso costo; ma la prima è a poche centinaia di chilometri dall’Italia meridionale, (e dell’Italia considerata nel suo complesso), mentre la seconda, quella cinese, è dall’altra parte del pianeta.

Alcune immagini di Tunisi - © Raffaella Ciccarese

Alcune immagini di Tunisi - © Raffaella Ciccarese

Bisogna darsi da fare, e piuttosto in fretta, anche perché lo spazio c’è. A Tripoli l’industria è pressoché inesistente, oggi persino i mattoni, i mobili, i marmi e i graniti, tanto per fare qualche esempio, sono importati. Nella capitale libica le imprese italiane, da quelle specializzate in barriere di sicurezza a quelle che forniscono servizi di catering per l’aviazione civile, sono già presenti. E lavorano in condizioni estremamente vantaggiose: chi decide di aprire un impianto produttivo in Libia, ha otto anni di esenzione fiscale per i redditi societari e per quelli personali; non ha dazi per un analogo periodo; ha la possibilità di entrare in affari col governo centrale, che è disponibile a rilevare fino al 40 per cento del capitale societario, mentre un altro 30 per cento può essere coperto con un prestito bancario locale, concesso a tassi agevolati. A Misurata, una città 210 chilometri a sud-est di Tripoli, opera una zona franca nella quale le esenzioni fiscali e doganali sono garantite per venti anni. Ma attenzione: chi opta per questa soluzione, non può attingere ai forzieri libici, e dunque non è detto che ne valga la pena. Sono allo studio altre quattro “enterprise free zone” dedicate solo ed esclusivamente alle imprese italiane. Qui il governo libico è pronto a stanziare 11,8 miliardi di euro, previsti da un accordo tra il ministero della Pianificazione e il nostro ministero dello Sviluppo economico. Tempi e modi delle erogazioni sono allo studio. Ma quel che è certo è che le zone franche sono una costante nei Paesi dell’intera area sud-mediterranea, che fanno a gara per attrarre gli investimenti esteri.
Nei soli Emirati Arabi Uniti ce ne sono sei. Offrono l’esenzione fiscale totale sui redditi societari e personali, con la possibilità di rimpatriare la totalità dei capitali. E non esiste alcun obbligo di avere un partner locale: la proprietà può essere al 100 per cento made in Italy.

Alcune immagini di Tunisi - © Raffaella Ciccarese

Alcune immagini di Tunisi - © Raffaella Ciccarese

Ma anche senza zone franche i Paesi del Golfo offrono opportunità senza precedenti. Come nel caso del Qatar e della sua capitale, Doha: si tratta delle zone più ricche, con il reddito pro-capite più alto al mondo: 103,5 mila dollari l’anno, contro i 31 mila stimati per l’Italia; e si tratta di un Paese che non ha mai conosciuto crisi. Le agevolazioni fiscali non sono molte per gli investitori stranieri. Lo “Science & Technology Park” di Doha, nato all’inizio della primavera 2009 con l’ambizione di diventare la Silicon Valley del Golfo Persico, è l’unica zona franca del Paese. Ma aprire in loco conviene comunque.
Un esempio, a conferma: un’azienda pisana specializzata in tubi in vetroresina per il petrolifero, in collaborazione con una holding locale, ha aperto a Doha uno stabilimento con ottanta dipendenti. Dicono i dirigenti italiani: «Abbiamo investito 12 milioni di euro, e abbiamo chiuso il 2008 con un giro d’affari di 70 milioni di euro; in pochi mesi si sono ricevuti ordinativi che superano di parecchio la capacità produttiva di questo impianto, sicché si è deciso di metterne su un altro, “gemello”».
Per altri imprenditori, è l’Arabia Saudita ad offrire le occasioni più promettenti, anche in vista della costruzione di sei nuove “città economiche”. La prima si chiamerà “King Abdullah”, come l’attuale re, e sorgerà nei pressi di Rabigh, sul Mar Rosso, a nord di Jeddah. Il costo di realizzazione è stimato in 26,6 miliardi di dollari. Si chiedono esplicitamente la collaborazione di imprese e l’investimento di capitali italiani.
Ma anche per chi preferisce l’Africa del Nord le opportunità non mancano. Ne sono certi all’associazione Assafrica & Mediterraneo, della Confindustria, che pongono l’accento sulla caduta delle barriere commerciali – a partire dal 2010 – nell’intera area euro-mediterranea, formata (con gli immediati entroterra dei due Continenti) da ben 43 Paesi.
Sul fronte produttivo, il Maghreb, vale a dire il Marocco, l’Algeria e la Tunisia, offre condizioni da non sottovalutare: zone franche, ma anche materie prime e manodopera a basso costo. Un colosso dell’abbigliamento cuneese è stato tra i pionieri dell’area, con due stabilimenti produttivi in Tunisia, uno nella capitale e l’altro a Manouba, nel Nord del Paese: 490 dipendenti realizzano il 10 per cento di tutte le collezioni della casa madre, che un anno fa ha archiviato fatturati per un miliardo di euro, producendo marchi di fascia medio-alta, da Caractère a Elena Mirò, a Diana Gallesi, grazie a maestranze locali che non difettano, e che costano un decimo rispetto a quelle italiane, così come l’energia elettrica costa il 30 per cento in meno rispetto al Bel Paese. Nessuna meraviglia, dunque, se in Tunisia operano già più di 700 imprese italiane, e se in Marocco ne sono presenti 300.
Terra promessa, per alcuni, anche l’Egitto. Due stabilimenti nella zona franca di Borg El Arab, nei pressi di Alessandria, producono tessuti per camiceria e filati tinti. Condizione inderogabile: chi produce nelle zone franche egiziane deve esportare quasi tutto, altrimenti rischia di perdere i benefìci fiscali.
Tra passato e futuro, i 7+3 del bacino mediterraneo meridionale e del Mar Rosso-Golfo Persico presentano una geografia delle cifre economiche e sociali piuttosto complessa. Per i Paesi che si affacciano sul Mare Interno, i dati sono i seguenti:

Marocco
Pil 2008: 137,5 mld dollari
Tasso crescita reale: 5,9 per cento
Pil pro-capite: 4.000 dollari
Tasso inflazione: 4,6 per cento
Tasso disoccupazione: 10 per cento

Algeria
Pil 2008: 235,5 mld dollari
Tasso crescita reale: 3 per cento
Pil pro-capite: 7.000 dollari
Tasso inflazione: 3,6 per cento
Tasso disoccupazione: 12,9 per cento

Palais d’Orient dalle caratteristiche piastrelle in maiolica smaltata. - © Raffaella Ciccarese

Palais d’Orient dalle caratteristiche piastrelle in maiolica smaltata. - © Raffaella Ciccarese

Tunisia
Pil 2008: 81,9 mld dollari
Tasso crescita reale: 4,7 per cento
Pil pro-capite: 7.900 dollari
Tasso inflazione: 5 per cento
Tasso disoccupazione: 14 per cento

Libia
Pil 2008: 88,9 mld dollari
Tasso crescita reale: 6,3 per cento
Pil pro-capite: 14.400 dollari
Tasso inflazione: 10,5 per cento
Tasso disoccupazione: 15 per cento

Turchia
Pil 2008: 906,5 mld dollari
Tasso crescita reale: 1,5 per cento
Pil pro-capite: 12.000 dollari
Tasso inflazione: 10,2 per cento
Tasso disoccupazione: 7,9 per cento

Egitto
Pil 2008: 442,6 mld dollari
Tasso crescita reale: 6,9 per cento
Pil pro-capite: 5.400 dollari
Tasso inflazione: 18 per cento
Tasso disoccupazione: 8,7 per cento

Israele
Pil 2008: 200,7 mld dollari
Tasso crescita reale: 3,9 per cento
Pil pro-capite: 28.200 dollari
Tasso inflazione: 4,7 per cento
Tasso disoccupazione: 6,1 per cento

Arabia Saudita
Pil 2008: 582,8 mld dollari
Tasso crescita reale: 4,2 per cento
Pil pro-capite: 20.700 dollari
Tasso inflazione: 10,3 per cento
Tasso disoccupazione: 8,8 per cento

Qatar
Pil 2008: 85,4 mld dollari
Tasso crescita reale: 11,2 per cento
Pil pro-capite: 103.500 dollari
Tasso inflazione: 15,2 per cento
Tasso disoccupazione: 0,6 per cento

Emirati Arabi Uniti
Pil 2008: 184,6 mld dollari
Tasso crescita reale: 7,7 per cento
Pil pro-capite: 40.000 dollari
Tasso inflazione: 14,4 per cento
Tasso disoccupazione: 2,4 per cento

Zone franche d’impresa

Ne esistono in cinque Paesi, e hanno caratteristiche specifiche sia per quel che riguarda i settori d’intervento ammessi sia per i vantaggi, non soltanto di natura fiscale, di cui gli imprenditori e gli investitori stranieri possono fruire.

EMIRATI ARABI UNITI

Dubai - Jebel Ali
Settori ammessi: chimico, petrolchimico, componentistica media e pesante.
Vantaggi: costo ridotto delle utilities, esenzione dai dazi doganali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di avere una società controllata al 100% (e, dunque, senza la necessità di ricorrere a un partner locale).
Informazioni: www.jafza.ae

Dubai - Airport
Settori ammessi: tutti.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.dafza.gov.ae

Ras Al Khaiman
Settori ammessi: tutti.
Vantaggi: costo ridotto delle utilities; assenza di tassazione su redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.rakftz.com

Fujairah
Settori ammessi: tutti.
Vantaggi: assenza di tassazione su redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.fujairahfreezone.com

Hamriyah
Settori ammessi: tutti.
Vantaggi: costo ridotto delle utilities; assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.hamriyahfz.com

Ajman
Settori ammessi: tutti.
Vantaggi: costo ridotto delle utilities; assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%, possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.ajmanfreezone.gov.ae

EGITTO

Port Said
Settori ammessi: logistica.
Vantaggi: costo ridotto delle utilities; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; assenza di dazi e tasse sulle vendite; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.portsaidtp.gov.eg

Borg El Arab - Alessandria
Settori ammessi: tessile, chimico, farmaceutico.
Vantaggi: costo ridotto delle utilities; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; assenza di dazi e tasse sulle vendite; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.tpegypt.gov.eg

Damietta
Settori ammessi: legno, arredo.
Vantaggi: costo ridotto delle utilities; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; assenza di dazi e tasse sulle vendite; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.tpegypt.gov.eg

TURCHIA

Mersin
Settori ammessi: manifatturiero, commerciale, servizi bancari, servizi immobiliari, logistica.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.mesbas.com.tr

Antalya
Settori ammessi: manifatturiero a basso impatto ambientale, servizi.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; possibilità di avere una società controllata al 100%.
Informazioni: www.ant-free-zone.org.tr

Istanbul Thrace
Settori ammessi: tutti, a patto che siano a basso impatto ambientale.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; esenzione Iva per le compravendite effettuate all’interno della zona franca.
Informazioni: www.isbas.com.tr

Aegean
Settori ammessi: tutti, ma a basso impatto ambientale.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi societari e personali; possibilità di rimpatrio dei capitali al 100%; esenzione Iva per le compravendite effettuate all’interno della zona franca.
Informazioni: www.esbas.com.tr

TUNISIA

Zarzis
Settori ammessi: tutti.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi societari per i primi 10 anni e aliquota scontata al 50% di quella ordinaria per gli anni successivi; aliquota unica al 20% sui redditi personali.
Informazioni: www.zfzarzis.com.tn

Bizerta
Settori ammessi: cantieristica navale, legno e arredo, abbigliamento e plastica, servizi bancari.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi societari per i primi 10 anni e aliquota scontata al 50% di quella ordinaria per gli anni successivi; aliquota unica al 20% sui redditi personali.
Informazioni: www.zfzarzis.com.tn

MAROCCO

Tangeri
Settori ammessi: lavorazione acciaio, high tech, servizi, concia, agroindustria.
Vantaggi: assenza di tassazione sui redditi personali per i primi cinque anni e aliquota al 9% per gli anni successivi; assenza di tassazione per le autorizzazioni locali per 15 anni; esenzione Iva per i beni provenienti dall’estero.
Informazioni: www.yamgerfreezone.com

 

   
   
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