Marzo 2010

L’EUROPA DEI DEBITI PUBBLICI

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Rischi per l’euro

Fabio De Nardis

 
 
 

 

 

Eurodissoluzione?
Non ha senso
avere una moneta comune europea e mantenere sovrani i debiti, che vanno garantiti formando un patrimonio
europeo, vale
a dire un fondo
di garanzia.

 

 

Le tensioni e il nervosismo nelle stanze della Banca centrale europea, (oltre che nelle istituzioni e nei governi europei), alimentati dalle sorti della moneta unica, negli ultimi tempi sono stati di gran lunga maggiori di quanto si sia venuto a sapere dai maggiori mass media. Perché tutti vogliono nascondere un grosso problema, che nasce dal rischio di insolvenza del debito pubblico greco e dell’effetto contagio che questo può avere nelle percezioni del mercato sulla solidità di altri debiti nazionali, in modo particolare di quelli del Portogallo, della Spagna e dell’Irlanda. Ma anche dell’Italia. Il punto è questo: se una nazione che adotta l’euro non ripaga il debito, che cosa potrà succedere alla moneta unica?
I dubbi del mercato sulla Grecia sono stati un primo test. Il valore di cambio dell’euro è sceso pur in una tendenza di dollaro debole, segno di un rischio percepito che all’insolvenza dei debiti potrebbe corrispondere un rischio di dissoluzione dell’euro stesso. Ora, un rischio del genere è in effetti un’esagerazione. Ma se si osservano le difficoltà prospettiche di molte euronazioni di tenere in equilibrio i bilanci pubblici, tra cui la Francia e la Germania, il rischio non può più essere escluso. E questo è un enorme problema perché, alla fine, si traduce in un costo maggiore sia per rifinanziare i debiti sia per pagarne gli interessi (che all’Italia costano già cinque punti di Prodotto interno lordo all’anno, pari a circa 75 miliardi di dollari).

Un caratteristico negozio di cianfrusaglie e souvenir, a Dublino.

Carlo Stasi

Tale insostenibilità potrebbe costringere le nazioni più compromesse ad uscire dalla moneta unica, risolvendo il problema del debito con l’opzione catastrofica, ma pur sempre una soluzione, di svalutazione della moneta e di insolvenza delle obbligazioni debitorie: eventualità che porterebbe alla dissoluzione dell’euro e della stessa Europa.
Ai primi segnali che un pericolo del genere non è più escludibile, la Banca centrale europea ha risposto in modo poco efficace, che è, invece, da evitare. I governi hanno fatto perfino di peggio. In un primo momento hanno garantito che le euronazioni nei guai non saranno lasciate sole (come ebbe a dichiarare Angela Merkel), e immediatamente dopo hanno sottolineato che ogni nazione dovrà mettere ordine in casa propria da sola. Segno tangibile che non c’è un’idea chiara e comune sul modo di difendere la stabilità della moneta unica.

Ma sarebbe possibile trovarla, la stabilità? Certamente. Sui piani nazionali andrà posto un limite assoluto e invalicabile alla crescita dei debiti pubblici. La Germania ha posto nella Costituzione (Carta fondamentale) nel giugno 2009 il divieto di fare deficit pubblici oltre lo 0,35 per cento dal 2016 in poi a livello di bilancio federale, e dal 2020 a livello degli enti locali. Le altre nazioni dovrebbero fare altrettanto, l’Italia prima di tutte le altre.
Ma non è finita. Non ha senso avere una moneta comune europea e mantenere sovrani i debiti. Anche se i Trattati lo escludono, secondo alcune correnti di pensiero sarà necessario integrare i debiti nazionali in un unico pacchetto europeo, oppure garantirli formando un “patrimonio europeo”, vale a dire un fondo di garanzia. E, soprattutto, si dovrà formare un eurogoverno integrato dell’economia. Secondo i sostenitori di questa tesi, al cospetto dei primi dubbi sulla tenuta dell’euro, sarebbe stato necessario annunciare l’avvio, almeno, di una ricerca comune in questa direzione, dando al mercato il segnale che l’Europa, avendo capito la portata del problema, è intenzionata a risolverlo nel migliore dei modi possibili.
Ma governi ed eurotecnocrati non hanno fatto nulla di tutto questo, mettendo così a rischio i nostri risparmi e i debiti futuri. E hanno agito in questo modo perché contano sul fatto che la gente, oltre a non interessarsi a questa materia, non la capisce, e pertanto non farà pressioni verso la giusta direzione.
Brutta storia, com’è dato vedere. Cerchiamo allora di darle un lieto fine, chiarendo che non è più rinviabile la piena integrazione politica europea per reggere la moneta unica.

   
   
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