Marzo 2010

ELEZIONI. ANCHE DA RIDERE

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Urne d’Italia

Enrico Ragusa

 
 
 

 

 

 

 

 

Contabilità.
Esistono
in ogni partito
i “ragionieri del voto”, gente che stabilisce quasi con certezza chi
è stato fedele e chi ha tradito,
alla faccia della libertà di voto!

 

 

Cinema e letteratura hanno trascurato un poco un filone, quello delle elezioni politiche e amministrative, perdendo forse qualche occasione per riflettere sul costume italiano. Lo sottolinea il poeta e saggista Vincenzo Perrone, secondo il quale, comunque, di momenti elettorali cruciali è piena la nostra storia, come testimoniano, fra gli altri, i libri post-unitari di Francesco Da Sanctis (Un viaggio elettorale), del Guerrazzi (La patria e le elezioni), di De Viti De Marco (Un discorso elettorale), di Giuseppe Giuliani (Agli elettori delle province meridionali d’Italia). E, per quel che riguarda gli appuntamenti elettorali dal 1946 al 1994, abbiamo l’ottimo testo a cura di Baldini-Ridolfi, edito da Bruno Mondadori (Storia delle campagne elettorali in Italia).
Sostiene Perrone che l’epica delle elezioni è fatta di comizi finiti in rissa, di gare a chi faceva più comizi in un giorno, di brogli, di ricorsi, di rappresentanti di lista addestrati a far annullare agli avversari ogni scheda dubbia, di “accompagnatori” fuori dai seggi, di foto con i videofonini per comprovare il proprio voto, e poi di calcoli estenuanti, di conteggi, di schedature dei votanti, tanto che esistono in ogni partito i “ragionieri del voto”, gente che stabilisce quasi con certezza chi è stato fedele e chi ha tradito, alla faccia della libertà di voto: «È perciò probabile che la summa letteraria e cinematografica sulle elezioni e sulle campagne elettorali italiane sia proprio la saga catto-comunista di Don Camillo e Peppone (scritta da Guareschi e filmata da Duvivier, Gallone e Comencini), emblematica di un’Italia accanitamente divisa tra comunisti e democristiani, epperò intimamente rispettosa, legata, quasi consustanziale, molto meno lacerata di quel che dava a intendere». Al contrario, un momento di feroce pensosità critica è il romanzo breve di Calvino (La giornata di uno scrutatore), nel quale è descritta la resa del protagonista di fronte alla insensatezza del dolore della natura e della insanabilità delle ferite dell’uomo, anzi, degli “ultimi della società”. È l’inizio della visione labirintica della realtà, solo apparentemente di matrice illuministica.
Altri libri sul tema: L’orologio, di Carlo Levi (che fu senatore, come Arbasino, Sanguineti e la Ginzburg), L’onorevoledi Leonardo Sciascia, Esame di coscienza di un candidato, Giuseppe Cassieri. E alcune poesie, tra cui Comizio volante, di Rocco Scotellaro, e scritti di Gino Bloise, deputato e poeta militante calabrese.
Molti momenti elettorali presenta l’irresistibile film di Luigi Zampa L’arte di arrangiarsi, con un Alberto Sordi spudoratamente trasformista, diventato socialista in pochi minuti, e in seguito fascista, comunista e democristiano, un po’ per tornaconto economico, un po’ di più per l’amore per le donne: sceneggiatura di Vitaliano Brancati, esperto di machismo siculo-meridionale. Dello stesso regista Zampa, L’onorevole Angelina, una splendida Anna Magnani in lotta contro la Borsa nera, ingannata e manipolata dai potenti di Roma.

Antonio La Trippain una indimenticabile scena de “Gli onorevoli”, film comico del 1963, diretto da Sergio Corbucci.

Archivio BPP

Cult a tutti gli effetti, Gli onorevoli, di Sergio Corbucci, con la scena comica del candidato monarchico Antonio La Trippa (l’immortale Totò), che dalla finestra di casa molesta i vicini con il tormentone «Votate Antonio La Trippa», avendosi come risposta «Sì, al sugo!», prima di scoprire le manovre affaristiche dei vertici del suo partito e di denunciarle nel pieno di un comizio. Allusione al potente armatore napoletano Achille Lauro? Rileggendo la recente biografia ‘O comandante, di Carlo Lomartire, con le sciagurate e cialtronesche campagne elettorali di quello che rimane uno dei personaggi più bizzarri e controversi della prima Rapubblica, la suggestione si rafforza.
Altri film: Una vita difficile, di Dino Risi, il fantapolitico Colpo di Stato, di Luciano Salce, e Il portaborse, di Daniele Luchetti. Originale giornata elettorale anche in Bianco, rosso e Verdone, di Carlo Verdone, viaggio che tre italiani fanno per raggiungere la propria città elettorale, (un ingenuo e “fregnone” che si muove insieme con la nonna; un personaggio metodico e tirannico; un “tamarro” materano che discende dalla Germania e deve affrontare una serie di disagi e di ingiustizie), che culmina con un’invettiva politica e sociale esilarante. Che ci riporta alla memoria un altro sproloquio, quello del comizio per eccellenza fatto da Cetto La Qualunque, celeberrimo personaggio televisivo e teatrale creato dal comico Antonio Albanese.

La Qualunque è un onorevole calabrese analfabeta, in odor di ‘ndrangheta, che promette dal palco cose impossibili, ma soprattutto “pilu” (donne), “fiumi di pilu”, “autostrade di pilu”.
Tipico onorevole meridionale che mena vanto delle proprie conquiste femminili e delle proprie attività illecite, minaccia gli avversari, nomina primario la propria figlia priva di laurea, costruisce palazzi in riva al mare. Soprattutto, capisce che l’unico modo per conquistare e mantenere fidelizzato un elettorato è promettere ciò che reclama la sua «atavica fame di pilu», dal momento che tutte le altre cose (lavoro, solidarietà, previdenza, salute…) sono nient’altro che robaccia riconducibile alle menzogne del suo vile avversario, il “vastaso” De Santis, al quale indirizza sputi e colpi di arma da fuoco. Tutto il resto è cronaca.

   
   
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